Difende i gay e si scaglia su chi lo insulta sul web: «Ignoranti» - Il centrocampista rossoblù ha aderito alla campagna “diamo un calcio all'omofobia”
Daniele Dessena è due volte coraggioso (anzi, tre: lo è anche sul campo dove lo apprezzi anche per la straordinaria correttezza nonostante sia uno di quei giocatori che fanno legna in mezzo al campo e che hanno ispirato la bellissima “Una vita da mediano” del rocker conterraneo di Dessena Luciano Ligabue). Dopo aver accettato di indossare i lacci arcobaleno per dare un segnale forte contro l'omofobia latente ma dilagante, non ha esitato ad affrontare chi l'ha pesantemente insultato per aver sposato questa nobilissima causa. Il centrocampista del Cagliari, padre di un bambino, non si è tirato indietro e, con la classe e la decisione con la quale “entra” sempre lealmente sull'avversario ha risposto con una parola. Una sola, quella. L'unica: «Ignoranti».
La vicenda è nota e sta facendo il giro d'Italia (gli omofobi hanno ottenuto l'effetto opposto a quello che si erano prefissati): alcuni calciatori hanno aderito domenica scorsa alla campagna “diamo un calcio all'omofobia” lanciata il 17 febbraio. Niente di clamoroso: dovevano soltanto allacciare le scarpe bullonate con stringhe arcobaleno perché quelli sono i colori che i gay hanno scelto per rivendicare il diritto (che dovrebbe essere elementare) di essere uguali agli altri. Mai l'avesse fatto, Dessena (lontane origini sarde ma nativo di Parma nel 1987, un passato calcistico nella sua città e poi anche alla Sampdoria prima di approdare a Cagliari): subito, da dietro il muretto a secco della rete (da dove ormai si può dire di tutto restando beatamente impuniti), gliene hanno dette di tutti i colori. Mischiando omofobia a un atteggiamento (quasi) altrettanto fastidioso, molto padronale: tu pensa solo a giocare, ti paghiamo per questo, stacca il cervello. Non lo dicono solo sui campi di calcio: anche in tantissimi posti di lavoro più faticosi e molto meno retribuiti.
Dessena, che ha già ricevuto la solidarietà di tutta Italia, ha ribadito il suo appoggio a questa causa. Molto bella anche perché non c'era alcun impegno: le società hanno ricevuto una cassa con le stringhe arcobaleno e ciascun giocatore era libero di indossarle o meno. Dessena, a Milano contro l'Inter, le ha indossate, altri no. Ma domenica prossima contro l'Udinese al Sant'Elia a mezzogiorno altri rossoblù (tra questi Mauricio Pinilla) giocheranno con la stringhe arcobaleno. Sarebbe bello che a farlo siano in tanti, tutti. Non solo per combattere l'omofobia: sono tantissime le intolleranze che il mondo del pallone produce giorno dopo giorno calpestando i più elementari diritti dell'uomo. Fanno altrettanto schifo striscioni come quelli che inneggiano a Superga e all'Heysel che puntualmente compaiono sulle curve in occasioni del derby della Mole di Torino.
Certo, c'è chi sostiene - lo ha fatto Massimo Gravellini sulla prima pagina del quotidiano torinese La Stampa - che una ventina di commenti, per quanto beceri, sono sempre una minuscola percentuale rispetto al grandissimo numero di tifosi che il Cagliari ha non solo a Cagliari o in Sardegna. Ma ne basta uno, uno solo, per accendere l'incendio. «Dirò sempre quello che penso», ha ripetuto ossessivamente Daniele Dessena in questo ore facendo rimbalzare il suo messaggio in tutto il mondo. Bravo: quelle stringhe non sono soltanto contro l'omofobia ma anche contro tante altre insopportabili faccende. Compresa quella (forse non la più importante ma comunque anche questa molto importante) che vorrebbe impedire ai calciatori di usare i piedi ma non la testa.
N. M.
Sì, Daniele capitano con fascia arcobaleno
Q uel che fa accapponare la pelle è che Daniele Dessena si sia limitato ad allacciare i suoi scarpini bullonati con stringhe arcobaleno: e se fosse andato oltre, che cosa gli avrebbero detto? Il problema, però, non è tra il giocatore del Cagliari e quel manipolo di ignoranti che l'ha insultato dal muretto a secco del web: il problema è che ancora una volta il mondo del calcio, quello che fa buuu ai giocatori di colore e aggredisce non solo verbalmente chi è nato sulle falde del Vesuvio o dell'Etna, ha dato un'altra bella prova di quanto sia incolto.
Sì, il calcio: in tante altre discipline l'iniziativa “allacciamoli” - contro l'omofobia - è stata adottata con successo. Tutti i giocatori della Dinamo, in occasione del match di EuroCup con il Bamberg, hanno indossato quelle stringhe. Esattamente come, altre volte, si sono dipinti la faccia di nero per manifestare solidarietà alla gente di colore, oppure hanno indossato scarpe rosa per sostenere le battaglie delle donne che devono ancora difendersi da violenze spesso familiari.
Certo, si può non essere d'accordo: va rispettato anche chi è contro matrimoni e adozioni gay. Ma c'è modo e modo. Il sospetto però è uno solo: chi se ne intende non ha dubbi a sostenere che dietro l'omofobia ci sia soprattutto l'odio verso quella omosessualità latente con la quale l'omofobo convive. Ma non lo sa o non lo vuole riconoscere.
E Dessena? Ah, già, scusate: domenica dovrebbe giocare da capitano. Oltre le stringhe, sul braccio una bella fascia. Arcobaleno.
Nando Mura