Il presidente dei costruttori De Pascale: «Devono diventare poli di aggregazione». La tua scuola cade a pezzi? Manda foto e video alla Nuova: web@lanuovasardegna.it
di Felice Testa
.CAGLIARI. La scuola sembra aver conquistato il primo posto nei programmi della politica. Un piano straordinario per l’edilizia scolastica è il punto di partenza della nuova giunta regionale, guidata da Francesco Pigliaru. Un progetto quinquennale che prevede investimenti per 120 milioni di euro l’anno necessari a rimettere in sesto edifici scolastici in gran parte fuori norma, vecchi e cadenti. Nel senso letterale del termine, come hanno pericolosamente evidenziato i crolli degli scorsi mesi nel liceo Dettori di Cagliari e all’Azuni di Sassari. La sicurezza nella scuola è il primo impegno preso anche dal governo Renzi con l’ipotesi di una spesa di alcuni miliardi di euro entro l’estate.
«Accogliamo con soddisfazione le dichiarazioni del governatore, prima, e di Renzi dopo – dice il presidente dell’Ance Sardegna Maurizio De Pascale – perché sottolineano l’importanza delle costruzioni e, in particolare dell’edilizia scolastica nella ripresa del paese. L’Ance e Ispredil hanno basato sul progetto scolastico la propria attività elaborando quattro studi per ognuna delle province storiche della Sardegna, presentate alle amministrazioni provinciali e ai principali comuni». Lo studio elaborato dall’Ance in Sardegna propone un modello integrato pubblico-privato, che disegna una nuova funzione per le scuole come centro non solo di istruzione ma anche di aggregazione all’interno del proprio contesto urbanistico e sociale. «Noi diciamo – prosegue De Pascale – che non c’è solo un problema di sicurezza (l’ amianto, prevenzione incendi, etc) ma che bisogna ripensare i complessi scolastici e farli diventare dei poli: oltre alle aule, impianti sportivi, spazi da mettere a disposizione dei quartieri». Un progetto ambizioso che deve fare i conti con le risorse: «Ci siamo posti il problema – spiega il presidente dei costruttori – di come reperire i fondi e riteniamo che accanto allo Stato che dovrà investire delle risorse, debba esserci spazio anche per i privati, laddove, ad esempio ci siano permute interessanti, in aree che non rivestono più priorità dal punto di vista scolastico mentre possono essere importanti per il settore residenziale. Non è necessario ricorrere solo alla Cassa depositi e prestiti, si potrebbero trovare finanziamenti attraverso fondi immobiliari interessati a investire, valutando la possibilità di riportare a norma gli edifici scolastici, se questo è possibile secondo le nuove normative, o costruendo nuove scuole a norma a carico del privato. Quando ho incontrato Pigliaru prima delle elezioni – conclude De Pascale – gli ho consegnato il nostro progetto e si è dimostrato molto interessato. Immagino voglia riparlarne. Le sue intenzioni sono un buon inizio, ora si tratta di passare ai fatti. Centoventi milioni l’anno non bastano, ce ne vogliono di più ma se si integra l'investimento pubblico con il privato il piano dell’edilizia scolastica può andare in porto».
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