Cagliari
G iovani di duecento anni fa, che guardavano al mondo con entusiasmo e voglia di scardinare i vecchi modi di pensare. Schubert e Mendelssohn avevano più o meno trent'anni quando diedero alle stampe le musiche che Julian Kovatchev, alla guida di Coro e Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, ha diretto con quel dinamismo e l'energica vitalità che è logico accostare all'età degli autori.
Gesti precisi, piglio fermo e qualche studiata movenza alla Karajan - di cui è stato allievo - Kovatchev ha una solida esperienza e personalità risoluta. Nel concerto di venerdì al Teatro Lirico, alla guida prima dell'Orchestra e poi del Coro e dell'ensemble di fiati, si addentra in una lettura che guarda alle radici del romanticismo e del repertorio mitteleuropeo. Così l'Ouverture in do maggiore “Im italienischen Stile” di Schubert, nelle sue mani, riflette quella ricchezza di idee e profondità di ispirazione che l'Orchestra di Cagliari interpreta con sensibilità, poggiando su un fraseggio a cui la direzione dà accenti di robusta efficacia.
Una potenza descrittiva che emerge in forme diverse nella Deutsche Messe D 872, affidata alle sfumature espressive delle voci del coro preparato da Marco Faelli, e che con la direzione di Kovatchev trova suggestioni nell'intreccio timbrico con l'ensemble strumentale. Finezze sonore figlie di una spiritualità raccolta, che non aspira a costruire architetture contrappuntistiche, ma sceglie atmosfere intime, di malinconica ascesi, funzionali ai toni di profondità religiosa voluti da Franz Schubert.
Si cambia panorama con la Sinfonia n.3 in la minore “Scozzese” op. 56 di Felix Mendelssohn-Bartholdy che dà l'estro per esplorare un'altra faccia dell'Ottocento in musica. Si apre un orizzonte descrittivo che parla di paesaggi brumosi, ravvivato da temi popolari e in cui direttore e Orchestra puntano sull'espressività. La “Scozzese” acquista così una veste personale, fatta di tensioni sospese che Julian Kovatchev è bravo a far crescere con misurata intensità, senza mai cedere a ripiegamenti sentimentali, facendo sprigionare suoni che si stagliano con decisione, torniti e determinati con forza. È lui a dare carica empatica alla Sinfonia, aggiungendo di suo l'autorevolezza di un punto di vista fondato su solide basi filologiche, per ricostruire lo spirito stesso di un romanticismo sulla cui impronta si è modellata la musica europea dei secoli a seguire.
Greca Piras