Debiti P.a., cuneo fiscale, jobs act, e altri interventi: ma trovare le risorse appare un’impresa titanica
ROMA Sblocco totale dei debiti della Pubblica amministrazione, fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e riduzione del cuneo fiscale di almeno 8 miliardi, ma che può arrivare anche a 10, con 50 euro in più al mese a disposizione su una busta paga di 1.600 euro netti. È un piano ambizioso quello annunciato al Parlamento dal premier, Matteo Renzi, che ora devono tramutarsi in norme, studiando meccanismi e coperture. Sui debiti P.a. è lo stesso ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan a spiegare che bisogna «ancora precisare» i meccanismi. Ma il tema più urgente è quello delle risorse. Padoan ha incontrato il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. L’accelerazione imposta sui tempi non favorisce un facile reperimento di risorse, soprattutto considerato che il tentativo è quello di non gravare fiscalmente sui contribuenti. La cifra da recuperare sembra enorme, a partire dal taglio del cuneo. Il premier ha puntualizzato che la «doppia cifra» annunciata ieri si riferisce non alle percentuali ma ai miliardi, almeno 8-10 secondo il responsabile economico del Pd Taddei. L’obiettivo è quello di un taglio del 10% dell’Irap per circa 2,3 miliardi cui aggiungere altri 5 miliardi a favore dei lavoratori. «Pensiamo che nell’arco di 12 mesi 8 miliardi siano ampiamente alla portata, a 10 miliardi si può arrivare. Non è un libro dei sogni», ha spiegato. Su uno stipendio mensile di 1.600 euro netti si potranno avere circa 50 euro netti in più in busta paga al mese, 500-600 all’anno. Oltre al cuneo ci sono però anche i debiti arretrati (più o meno 40 miliardi), il fondo per le Pmi (almeno 2 miliardi), l’assegno di sostegno al reddito (quello previsto dal jobs act varrebbe 30 miliardi in due anni) e un piano di edilizia scolastica di miliardi. Un pacchetto complessivo dunque da quasi 100 miliardi su più anni al quale dovrà mettere mano il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan. Le vie percorribili per reperirli sono molte ma impervie. Innanzitutto si ipotizza di chiedere un allentamento dei rigidi parametri europei. Ma non ci sarebbe uno spazio enorme, visto l’impegno, scritto ormai nero su bianco in Costituzione, del pareggio di bilancio. Secondo le nuove stime di Bruxelles, grazie al calo dello spread, l’Italia arriverà quest’anno ad un deficit del 2,6%. Se si contratta con l’Ue di ritornare alla soglia del 3%, resterebbero 0,4 punti di spazio di manovra, che corrispondono a 6 miliardi. Le entrate delle privatizzazioni saranno legate alla riduzione del debito pubblico, mentre non sembra percorribile al momento né un aumento della tassazione sui titoli di Stato né una patrimoniale. Qualcosa potrebbe arrivare dall’operazione di voluntary disclosure (stime di circa 5 miliardi) con la Svizzera. C’è poi il capitolo dei tagli alla spesa del commissario Cottarelli. Altra strada è quella della lotta all’evasione: 120 miliardi che scompaiono ogni anno. Ma anche questa è una via difficile. Infine lo stesso Renzi indica la cassaforte della Cassa depositi e prestiti per attingere circa 70 miliardi.