Convegno dedicato alla religiosa e catechista. «Ci insegnò ad amare i poveri»
Il Vangelo lo vedeva nei poveri. E questo è sinonimo di santità. Per questo molti chiedono l'apertura della causa di beatificazione. Suor Teresa Tambelli è stata una figura storica del quartiere della Marina: impossibile dimenticarla. Le Figlie della Carità hanno preso atto di questa “devozione” e ieri, in occasione del 50° anniversario della morte della consorella, hanno organizzato un convegno durante il quale hanno annunciato la raccolta di testimonianze sulla vita della religiosa. Ereditato il testimone dalla beata Giuseppina Nicoli, suor Tambelli si occupa dei “marianelli” (“i piccioccus de crobi” di suor Nicoli), i monelli di Maria. Alle cinque del mattino, per le strade, suona la campanella per portarli a messa a Sant'Eulalia, come ha ricordato l'arcivescovo emerito di Oristano Piergiuliano Tiddia.
IL RICORDO Ieri nessun regalo alla nostalgia, semmai il rosario dei ricordi. «Suor Teresa», dice Attilio Ullu, «non era solo una suora, era una santa: ci ha sfamato. E quando eravamo più grandi ha formato una squadra di calcio. Nel '53 ci ha portato in gita a Torino, ci ha regalato una barca per andare a pescare». Difficile non vedere occhi velati di commozione. «Ci ha insegnato l'amore per il prossimo», aggiunge Carlo Boi, «e se a 50 anni dalla morte siamo qui è perché ha lasciato una traccia indelebile».
LA CATECHISTA Nata nel 1884 a Revere, nel mantovano, ed entrata tra le Figlie della Carità nel 1907 viene trasferita a Cagliari, all'Asilo della Marina. Il Vangelo di suor Teresa diventa la strada. Guai però a relegarla nell'immagine un po' dolciastra della suora dei marianelli. È una formidabile catechista: prevenzione e educazione sono il suo pilastro pedagogico: fonda la scuola media e l'istituto magistrale che intitola a suor Nicoli. Muore a Cagliari il 23 febbraio 1964. «Ci ha insegnato ad amare i poveri», ricordano alcune allieve. Una consorella che l'ha conosciuta bene, suor Cecilia Amat la descrive così: «Intelligente e forte di carattere».
I POVERI Aveva una predilezione per i poveri: prima c'erano loro, poi gli altri». Aveva una fiducia totale in Dio e quando le suore erano tristi per il trasferimento delle magistrali dalla Marina all'altro istituto delle Figlie della Carità, il “Sacro Cuore”, ci pensò lei a rassicurarle. «Con un sorriso angelico», ricorda suor Marina Corda, «ci disse che tutte le opere sono di Dio e Lui le dispone come vuole. Era un angelo». Ora anche le suore vogliono capire se la venerazione per suor Tambelli merita l'apertura della causa di beatificazione. E le testimonianze saranno la prima tappa per stabilire se l'angelo della Marina merita la gloria degli altari.
Alessandro Atzeri