A Pigliaru: "Subito una legge urbanistica"
Costruzioni in Sardegna, il settore registra un crollo da allarme rosso. Giù, tra il 2008 e il 2013, sia il numero di occupati sia l’edilizia in generale. I numeri arrivano dal rapporto stilato dall’Ance: “Pigliaru deve mettere tra le priorità una legge urbanistica chiara. Il Ppr di Cappellacci è un buon inizio, quello del 2006 deve essere aggiornato”.
CAGLIARI - Meno 38,3% tra il 2008 e il 2012 per il settore delle costruzioni in Sardegna: l’edilizia risente più di tutti della crisi. E, se il “mattone” è in calo, è scontato anche il segno meno per quanto riguarda l’occupazione: negli ultimi dodici mesi, per il sesto anno di fila, 24100 addetti, il 36% della forza lavoro, ha dovuto incrociare le braccia.
Nel dettaglio: meno 16300 dipendenti e meno 7800 autonomi, dati calcolati dal 2008. Calo dell’erogazione dei mutui da parte delle banche nei primi nove mesi dell’anno scorso: -60% per il settore non residenziale, meno 80% per quello residenziale. In euro, una vagonata di mancati finanziamenti, si va oltre il miliardo negli ultimi cinque anni. E le famiglie sarde neanche più tentano di accendere un mutuo per acquistare un’abitazione, infatti si nota un calo del 52%. In attenuazione il ricorso alla cassa integrazione, meno 35,9% (si tratta del monte ore autorizzate dalla Regione), anche se tra il 2007 e il 2012 le ore totali avevano compiuto un balzo da canguro, da 1,1 a 6. Ciliegina sulla torta amara dell’edilizia sarda, i debiti pregressi degli enti pubblici: l’Ance spiega che sono 662,8 milioni di euro, col blocco del Patto di stabilità di 330 milioni.
PIANO PAESAGGISTICO. “Il Ppr del 2006 deve essere modificato, si deve passare dagli attuali vincoli genericamente estesi a una chiara individuazione degli stessi. La Regione e il Mibac hanno studiato i carteggi, riscontrando 1200 errori, tra vincoli a aree libere e nessun avviso per quelle dove ci sono beni da tutelare”, dice Maurizio De Pascale, presidente Ance Sardegna, che promuove il Pps di Cappellacci, impugnato dal governo nazionale: “Siamo contro questa impugnazione, dalla lettura del documento la valutazione è positiva. E’ un buon inizio, ma ora le priorità sono due”, prosegue De Pascale, netto nell’affermare che “Pigliaru deve avere tra le priorità della sua azione politica una legge urbanistica leggibile e chiara per tutti, dagli addetti ai lavori al semplice cittadino, per capire bene cosa dicono le norme edilizie. In otto anni neanche il cinque per cento dei comuni sardi ha adeguato il Puc al Ppr, è evidente che c’è un’impossibilità a compiere questa azione. Siamo per la tutela massima del territorio, ma i sardi non devono essere messi sotto tutela da nessuno”.
De Pascale fornisce anche altri numeri che fotografano una crisi sempre più nera del settore delle costruzioni: “Il piano casa è nato nell’Ance, le domande presentate sono passate da 619 a 21853, dato dello scorso giugno. In Sardegna ci sono 92mila famiglie senza abitazione, la maggior parte dell’attività edilizia va indirizzata al recupero del patrimonio”. Ci sono comunque delle novità, arrivate da oltre Tirreno, per il settore del’edilizia: lo scorso novembre è stata sottoscritta una convenzione tra la Cassa Depositi e Presti e l’Abi (associazione delle banche), con l’attivazione di un plafond di 2 miliardi di euro. Denari utili agli istituti di credito e alle famiglie, soprattutto le giovani coppie che vogliono acquistare un’abitazione con mutui erogati fino a 25 anni, o la ristrutturazione di una casa con l’accreditamento dell’efficienza energetica dell’immobile (qui il lasso di tempo di erogazione del mutuo scende a sette anni). Per ora hanno aderito quattro banche, altre diciassette stanno vergando le carte per aderire. “E’ un’idea che non dispiace neanche al Banco di Sardegna e al Banco di Credito Sardo, spero che in tempi rapidi aderiscano anche queste due importanti realtà sarde”, aggiunge De Pascale, che conclude tornando sul capitolo del Ppr e affini: “Dialogo aperto con tutti, con buonsenso e senza pressioni ideologiche. Servono tempi più brevi per le risposte del settore pubblico verso l’edilizia, l’effetto diretto del primo Ppr è stato costituire un alibi per la burocrazia malsana. Senza chiarezza c’è il rischio della corruzione”.