La legge statutaria penalizza alcuni territori: la Gallura manda a Cagliari solo 2 consiglieri invece dei 5 previsti
il nuovo consiglio regionale
di Silvia Sanna
SASSARI Il risveglio più bello è per Sassari, che a sorpresa spedisce a Cagliari 15 nuovi consiglieri regionali. Il più brutto è quello della Gallura, che passa da 5 seggi ad appena 2. Una botta allo stomaco che arriva inaspettata e resta senza una spiegazione soddisfacente. A scombinare giochi che sembravano fatti, con l’attribuzione del numero dei seggi sulla base della popolazione residente nelle singole circoscrizioni, è la legge statutaria approvata dalla precedente legislatura il 12 novembre. La geografia politica nell’isola cambia in maniera netta. I seggi/prima versione. Questa quella iniziale: 20 a Cagliari (19 interi + 1 resto), Sassari 12 (11+1), Nuoro 6, Oristano 6 (5+1), Olbia-Tempio 5, Carbonia-Iglesias 4, Medio Campidano 4 (3+1), Ogliastra 2. Il totale è 59, il sessantesimo seggio è quello che spetta al governatore eletto. I seggi/la novità. Crescono Sassari, Cagliari e Nuoro, diminuiscono i numeri della Gallura, Ogliastra e Medio Campidano. Stabile la circoscrizione di Carbonia-Iglesias e (per ora) di Oristano. Nel dettaglio: Sassari passa dai 12 seggi iniziali a 15 (che potrebbero diventare 16, dipende da come va a finire un ballottaggio tra Riformatori con Oristano), Cagliari va da 20 a 21, Nuoro da 6 a 7. L’Ogliastra dimezza, da 2 a 1, il Medio Campidano anche, da 4 a 2, e la Gallura ne perde più della metà: da 5 seggi a 2, che saranno spartiti tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra. Lo tsunami elettorale. Tutta colpa della legge statutaria, che a detta di molti esperti presenterebbe un alto profilo di incostituzionalità. La sua applicazione, infatti, blinda la coalizione che vince la competizione elettorale ma non garantisce la piena rappresentatività territoriale calcolata sulla base della popolazione residente.
Non solo: la normativa dà libero accesso in consiglio regionale a tutte le forze, anche quelle che si sono fermate alla percentuale di consensi pari a zero virgola, che hanno parte della coalizione vincente. Mentre lascia fuori altri partiti che hanno conquistato un numero molto più alto di voti, anche a doppia cifra: in questa tornata è il caso di Sardegna Possibile, la coalizione guidata da Michela Murgia. I nuovi calcoli. Il meccanismo è abbastanza complesso e gli articoli 14 e 15 della legge statutaria non aiutano a chiarirsi le idee completamente. Per l’attribuzione dei seggi ai gruppi di liste della coalizione vincente e di quella perdente, il numero di partenza è quello del seggio attribuito sulla base della popolazione residente (articolo 3 della legge). Nel caso della Gallura il numero di riferimento è 5. Si comincia aggiungendo 1 e si ottiene 6. A quel punto si divide 100 per 6: il risultato, 16,66, corrisponde al quoziente circoscrizionale da cui partire per i calcoli successivi. Si prende in esame la percentuale di voti raccolti nella circoscrizione dalle singole liste per calcolare seggi pieni e resti: si scopre così che in Gallura a superare la percentuale del 16,66 sono stati solo due partiti, il Pd e Forza Italia. A entrambi va quindi attribuito un seggio.
E le altre liste? Si divide la percentuale di voti ottenuta per 16,66 e si ricava un numero, che corrisponde a zero virgola, che a quel punto andrà confrontato con le altre circoscrizioni. Un esempio: l’Upc in Gallura, sulla base di quozienti e percentuali, parte da un numero più basso rispetto a quello dell’Upc nel Sassarese. Il risultato è che il seggio andrà al candidato sassarese, a prescindere dal totale dei voti di preferenza conquistati. Un’ingiustizia? Senza dubbio, secondo molti. Per questo diversi candidati, tagliati fuori dal Consiglio nonostante un buon successo personale, sono pronti a presentare ricorso. Gli esclusi. Del nuovo consiglio regionale non faranno certamente parte rappresentanti di Sardegna Possibile (Murgia) e della Coalizione del Popolo Sardo (Mauro Pili). A escludere aspiranti governatori e consiglieri sono le soglie di sbarramento: le liste non hanno superato quella del 10% stabilita dalla legge. Resta da capire la scelta kamikaze: presentarsi con un’unica lista avrebbe significato riunire i voti e, probabilmente, superare i paletti imposti da una legge discutibile. ©RIPRODUZIONE RISERVATA