19 febbraio 2014
Silenzio, ora ascoltiamo Alessandro Bergonzoni -
P er Alessandro Bergonzoni, i “Lacci” - titolo (provvisorio) della pièce proposta in anteprima al Massimo di Cagliari per la stagione dello Stabile - sono le parole. Parole che avvolgono, stringono, bloccano gli astanti per un'ora e mezza alla poltrona. Parole e pensieri legati da “Nessi”, che, d'ora in poi, sarà il titolo definitivo della messinscena e nelle locandine prenderà il posto di quello che da giorni annunciava la nuova produzione dell'affabulatore bolognese.
Come altri spettacoli del passato, anche questo (al momento, un wok in progress), è ricco di invenzioni metalinguistiche e non ammette distrazioni: il ritmo è serrato, intelligentemente incalzante.
Tutto è costruito come un vorticoso gioco di specchi e di incastri, dove l'autore compone, scompone, ricompone, in una dimensione surreale. Un'abile mescolanza di visioni e rimandi, accostamenti e memorie, frasi fulminanti, beffarde, destabilizzanti, episodi che si intrecciano, si allontanano e poi si ricongiungono nella logica di una narrazione magmatica che imprime urgenza e profondità a un discorso fittiziamente illogico, accompagnato da gesti che, via via, acquistano ritualità e spessore. Funambolo del pensiero e della parola, l'istrionico Bergonzoni trascina lo spettatore in montagne russe linguistiche compiendo evoluzioni senza rete che terminano con una risata collettiva. In scena dominano tre incubatrici: custodiscono il copione sfogliato di tanto in tanto. «Vogliamo sempre sapere se un nascituro sarà sano. Ma è il figlio che si chiede certe volte: «Io sono sano, voi, però siete sani?». Oppure: «Oggi ho avuto la custodia di mia figlia. Sei felice? No, perché dentro lei non c'era». Ancora: «Se avessi un figlio sordo, lo chiamerei Invano. Non nominare il nome di Dio invano. Si è laureato invano, ha trovato un lavoro invano, si è sposato invano». E poi, i lègami: «Da quando iniziamo a camminare, cominciamo a legarci attorno agli altri con dei fili. Dobbiamo tessere, cucire, ricamare, oltre che amare. È un tessuto a maglie larghe: un ordito. Cosa hanno ordito alla mie spalle?».
Credenti, non credenti, agnostici, laici, creduti e non creduti, veduti e non veduti: «Davanti a Dio gli uomini son tutti uguali. E di fianco? C'è un punto cieco dello specchietto che se non guardi, non vedi».
Carlo Argiolas