CULTURA
Venerdì 14 e sabato 15 febbraio presso il Teatro Lirico di Cagliari, dopo il pianista Roberto Cappello è stata la volta di un programma dedicato alla musica del XX secolo
di Francesca Mulas
In mezzo alla confusione, alle speranze e alle preoccupazioni della campagna elettorale e delle elezioni regionali, un'oasi di pace e serenità, piccola ma così grande da contenere tutti coloro che vogliono risiedervi: la musica. Venerdì 14 e sabato 15 febbraio presso il Teatro Lirico di Cagliari, dopo il recital solistico del pianista Roberto Cappello dal repertorio celeberrimo, è stata la volta di un programma dedicato alla musica del XX secolo e a strumenti normalmente poco usati in funzione solistica. Il primo brano è stato infatti Primo Concerto in do minore per pianoforte, tromba e orchestra op. 35 di Dmitrij ?ostakovič, composto e presentato nel 1933, in piena fase oggettivista del musicista russo. Il brano, seppur diviso nei canonici quattro movimenti del concerto classico, ha un carattere diverso: ?ostakovič non vuole riversare in musica i suoi sentimenti e il proprio io, come nell'estetica romantica, ma proporre un gioco rapsodico e ammiccante, un collage di spunti presi da varie epoche e da altri brani messi insieme con distacco e ironia.
La tromba, magistralmente suonata dal membro stabile dell'Orchestra di Cagliari, Vinicio Allegrini, ha un ruolo subordinato, limitandosi a punteggiare gli interventi del pianoforte e prendendosi il suo momento di gloria solo nell'ultimo tempo, dove è la protagonista della Marcia finale. La scrittura per pianoforte, normalmente strumento melodico per eccellenza, è ricca di note staccate e accordi strappati, scrittura detta "percussiva". Forse questa vena distaccata è stata evidenziata troppo poco dal giovane pianista Giuseppe Albanese, per il resto impeccabile dal punto di vista tecnico; anche l'Orchestra, diretta dal M° Pietro Mianiti ha fatto la sua parte, riuscendo a mantenere un equilibrio richiesto dalla partitura. Nel brano successivo tutti i risvolti analitici, le considerazioni stilistiche, gli appunti critici sono stati dimenticati per quella magia che solo a volte accade: Filippo Gianfriddo, da quasi vent'anni timpanista presso il Teatro Lirico, è riuscito nell'intento. Solista nel Concerto per marimba e vibrafono op. 278 Darius Milhaud (1947), ha suonato con abilità virtuosistica e una tecnica ritmica esaltante, trovando (forse perché egli stesso ne fa parte e ne conosce punti deboli e di forza) un amalgama perfetto con l'Orchestra, che seguiva perfettamente sia lui che il direttore. La marimba, strumento dotate di una tastiera da percuotere con le bacchette o le mani, e il vibrafono, simile alla marimba ma più piccolo e dal suono pieno di riverberi, hanno conquistato il pubblico: il bis di percussioni e marimba tratto da Marimba Spiritual di Minoru Miki ha fatto spellare le mani dagli applausi anche agli ascoltatori più conservatori, segno della bravura e dell'alto livello dei nostri orchestrali. Dopo l'intervallo, la serata si è conclusa con il compositore spagnolo Manuel de Falla: la Suite orchestrale n. 1, tratta trascrizione della pantomima El sombrero de tres picos del 1917, e la Suite dal balletto con canto (precedentemente operalirica) El amor brujo , 1916. Buona musica, buona esecuzione, buona interpretazione del mezzosoprano sardo Cristina Melis; tuttavia i brani hanno risentito del peccato originale dato dall'essere stati concepiti come operistici, e non sinfonici o cameristici come invece da programma. Ciò è stato evidente soprattutto nell'ultimo pezzo, durante il quale si è goduta l'orchestrazione spumeggiante e il bel timbro della cantante ma il testo, ovviamente spezzettato, non ha contribuito a far capire la trama originaria. Il prossimo appuntamento sarà venerdì 21 febbraio, nuovamente con un programma romantico che più romantico non si può: Franz Schubert e Felix Mendelsshon.