Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Metà della Sardegna ha scelto di non votare

Fonte: La Nuova Sardegna
17 febbraio 2014

Affluenza choc, persi 15 punti rispetto al 2009: ma allora si votava in 2 giorni Stravince il partito dell’astensione, partenza ad handicap per il governatore

le elezioni regionali




di Umberto Aime wCAGLIARI

Il ventiduesimo presidente della Regione sarà quello che non doveva essere: un governatore dimezzato. A eleggerlo saranno solo 773.249 sardi su 1.480.352, appena il 52,23 per cento. È un disastro per la democrazia, con la partecipazione più bassa a memoria d’autonomia, dal 1948 a oggi. A mezzogiorno, si conoscerà il nome del vincitore fra i sei aspiranti. Chiunque sarà, partirà con un handicap pesante e soffocante, per i prossimi cinque anni avrà un cappio stretto intorno al collo: quasi cinquanta sardi su cento, oppure cinque su dieci, o meglio ancora uno su due (spaventosa cifra tonda) hanno disertato i seggi. Tutti elettori mancati che sono rimasti dov’erano al mare, in gita, a mangiare, a divertirsi, allo stadio, al palazzetto: dovunque ma comunque lontani dalle urne. Ha stravinto il partito strisciante che più di qualunque altro terrorizzava i maratoneti dei sondaggi, quello delle astensioni. Con la politica disarcionata, ancora una volta, da un manrovescio silenzioso ma allo stesso tempo forte e brutale. Che fa persino vacillare ancora prima di essere inaugurata la prossima quindicesima legislatura del Consiglio regionale. La protesta è stata scaricata di getto e di rabbia dal 47,77 per cento dei sardi sul tavolo imbandito delle elezioni. Rovesciata al di là del mal di pancia passeggero e della disaffezione che in questa tornata – vista l’assenza del Movimento Cinque Stelle – potrebbe non aver trovato il simbolo giusto su cui canalizzare la rivolta. Il trionfo dell’astensionismo è da allarme rosso e generale, anche se per fortuna è stata superata, appena appena , la soglia del 50 per cento, al di sotto della quale altro che disastro: sarebbe stata una vegli funebre, con la morte in diretta, per la democrazia. Il confronto. Rispetto alle elezioni del 2009, la percentuale di chi ha votato è scesa di quasi 15 punti e mezzo, anche se allora erano due i giorni a disposizione, domenica e lunedì mattina, e non uno solo come ieri. Ma proprio l’aver concentrato l’election day in appena 13 ore e trenta minuti – dalle 6.30 alle 22 – secondo gli arroganti padri di quest’ultima legge elettorale, doveva servire a riportare i sardi al voto. Quei padri sono stati smentiti dai fatti e nel modo peggiore. Circoscrizioni. A livelli ancora accettabili si è fermata Nuoro col 56,4 per cento dei votanti. Le peggiori sono state Medio Campidano, 46,9, e Sulcis Iglesiente, 48,8, proprio i due collegi dove nelle politiche del 2013 Grillo aveva stravinto a mani basse e siccome alle regionali non c’erano i pentastelalti (solo per colpa loro e delle guerre intestine) gli elettori non sono andati a votare. Ecco un’altra prova a sostegno di questa tesi: ad Assemini, l’unico Comune in Sardegna amministrato da un grillino, la percentuale si è fermata al 44, 4 per cento: fra le più basse in assoluto. Giusto per non disperarsi, il cinquanta per cento è stato superato da Sassari (55,2), in Ogliastra (55,6), in Gallura (52,7) e dal collegio di Cagliari (51,3). Mentre al di sotto dell’asticella del minimo garantito è finita anche la circoscrizione di Oristano: 49,7 per cento. Lo spoglio. Alle 7 i presidenti di seggio riapriranno le urne e cominceranno la conta. Intorno alle 11 è annunciato un primo exit poll attendibile. A mezzogiorno i dati saranno stabilizzati e alle 14 sarà ufficiale il nome del neo presidente della Regione. Già dimezzato, si badi bene. Favoriti. Chi fra i sei aspiranti governatori trarrà più vantaggio dalla bassa affluenza? Gli analisti del voto hanno le loro idee, ma preferiscono non sbilanciarsi in sentenze definitive. Accennano solo che con quei numeri così bassi potrebbero saltare le previsioni della vigilia (l’affluenza era stata testata intorno al 56 per cento) e potrebbero rientrare in corsa anche le coalizioni più piccole ma in cui potrebbe essere stato più forte il senso di appartenenza. Comunque lo scarto fra i primi due candidati-presidenti, è un altro degli annunci da prendere con le pinze, sarà minimo e ancora più stretto quello fra i partiti. Tutto sarà avvincente, ma niente cancellerà il retrogusto amaro dell’astensione in massa.