Gli studi geotecnici svelano le condizioni di un sottosuolo-gruviera
Poggiati nel vuoto, sospesi nel nulla: Di più: nell'incertezza. Così terrorizzati da essersi quasi abituati al pericolo. «Non è così», si affrettano a dire i residenti del quadrilatero di via Peschiera. Vero, terribilmente reale è invece il rischio. Dicono le carte, raccontano le indagini geologiche e geotecniche che lì sotto, nulla è più sicuro. Il calcare solido sgomita con le voragini, con le caverne colmate un tempo con terra di riporto oggi in gran parte trascinata via chissà dove da torrenti sotterranei, da perdite idriche mai affrontate con tempestività per anni dai residenti. È anche per questo che gli abitanti esasperati, dopo quel maledetto cratere apertosi in via Peschiera tra il 7 e l'8 agosto del 2008 che ingoiò l'Audi di Gianluca Morelli, decisero di «chiedere aiuto alla giustizia ».
Nel mirino, Comune e Abbanoa. L'Ente delle acque alla fine, costretta dagli eventi, riuscì anche a mettere mano ai lavori e sistemare la rete idrica, ma i guai erano ormai fatti.
IL PERICOLO In via Peschiera, via Marengo e dintorni la normalità è un lusso che i residenti non sono ancora riusciti a conquistare. Per una ventina di loro - era l'estate del 2009 - il rione di Tuvumannu fu ben presto un ricordo. Evacuati. In venti. Ed edifici chiusi, sbarrati. Troppo incombente il pericolo. Le palazzine di via Castelfidarco, proprio davanti all'ingresso del Dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica hanno i lucchetti nei portoni e travi di legno per bloccare possibili crolli.
Patrizia Tramaloni è un fiume in piena e non smetterà mai di lottare. Il caso-Tuvumannu, la vertenza del rione dimenticato sono una questione di dignità, di diritti. E punta il dito contro chi, ancora, non ha fatto nulla per restituire, o meglio dare sicurezza al quadrilatero di via Peschiera.
«Ci dispiace che il commissario straordinario delegato, Efisio Orrù, non abbia ancora convocato la conferenza dei servizi dopo l'elaborazione del progetto del Comune per la messa in sicurezza del rione con la stessa scrupolosità che ha usato per piazza d'Armi per il consolidamento della cavità del crollo». Un j'accuse della leader del comitato di quartiere che si tira dietro un po' tutto, un po' tutti. In testa gli astanti della politica e delle amministrazioni pubbliche che sembrano aver dimenticato i pericoli per la vita umana. «Perché di questo, si tratta. Delle nostre vite».
Adesso si torna alla carica. Obiettivo, smuovere le transenne, e non solo quelle reali che imprigionano dall'estate del 2009 il quartiere rendendo la vita impossibile a chi ci abita (transito limitato, parcheggi bloccati e conseguente rimozione forzata, ritiro rifiuti disatteso e via discorrendo), ma ancora di più «quelle della burocrazia, della politica scellerata» che sembra aver dimenticato i rischi attraversati dagli abitanti nell'agosto del 2008 e a ottobre, stesso mese e stesso anno dell'alluvione che a Capoterra causò disastro e morte.
LA DENUNCIA Nel quadrilatero attendono la svolta. La rinascita. E confidano anche nella Magistratura, nel lavoro d'indagine avviato dopo la denuncia contro il Comune e Abbanoa. Allora - era il 21 maggio del 2009 - l'allora presidente del Tribunale, Leonardo Bonsignore (oggi è Francesco Sette), affidò a un perito tecnico, l'ingegnere cagliaritano Alessandra Boi, l'incarico di accertare eventuali pericoli per le persone, scoprire le cause del cedimento di via Peschiera e se queste possano essere attribuite al Comune per mancate misure di consolidamento del terreno (omissioni?) oppure ad Abbanoa per le perdite idriche imputabili dall'Ente (ancora: omissioni?). Ricerca delle cause ma evidentemente anche suggerimento per eliminarle. La verità emersa nella relazione di Alessandra Boi è che nonostante gli interventi parziali fatti in questi ultimi anni, la stabilizzazione del sottosuolo nel settore di via Peschiera non potrà essere risolta in modo frammentario, con interventi parziali e isolati. Non restaurando un singolo palazzo lesionato o colmando l'ultima voragine che si apre sotto l'asfalto, ma con un intervento strutturale e di stabilizzazione dell'intero quartiere.
IL RISCHIO Insomma, nessuna pezza per nascondere il marcio ma un progetto per evitare guai seri. Perché lì, nel rione poggiato sul nulla, il rischio è grande. Incombente. L' inferno emerso dal centro della terra quella terribile estate di sei anni fa con le sembianze di una voragine, potrebbe sempre ritentare di uscire allo scoperto. Ingoiando macchine, case. Uomini.
A. Pi.
La notte del boato
Il 28 agosto 2008 la terra ingoiò l'Audi
Un boato. Alle tre del mattino. Come fosse il terremoto. Era l'estate del 2008, due mesi esatti prima dell'alluvione di Capoterra. L'Audi A3 parcheggiata in via Peschiera sprofonda, ingoiata dalla bocca di una voragine di circa quaranta metri quadri. È finisce cinque metri sotto l'asfalto di una strada che non c'è più. Disastro annunciato. Ne erano così convinti, i residenti di quella fetta di città racchiusa tra Tuvumannu e la piazza d'Armi, da mettere sul tavolo degli imputati Abbanoa, accusata di non aver mai risposto con celerità alle richieste d'intervento quando dall'asfalto zampillava l'acqua, scaraventata verso l'alto da troppe condotte lacerate. «Perdite che - ricordano ancora oggi gli abitanti - nessuno per giorni e giorni sistemava». E l'acqua diventava fiume, torrente capace di portarsi via le terre di riporto che in passato avevano cercato di colmare gli spazi di cava. È nato proprio lì, il rione sospeso nel vuoto. Autorizzato. Approvato. Costruito. (a.pi.)