Gualtieru Cualbu parla di Tuvixeddu, teatro e televisioni - L'imprenditore a ruota libera dopo la sentenza che gli assegna 77 milioni di euro
«L'accordo di programma per Tuvixeddu non piace più? Lo dicano, tutto si può discutere».
Gualtiero Cualbu costruisce palazzi, gestisce alberghi, mette in minoranza il sindaco nel consiglio di amministrazione del Teatro lirico e, a giorni alterni, viene indicato come nuovo editore di giornali e televisioni. A Cagliari uno dei pochi, veri potenti. È nel quartier generale di via Galassi, capotavola «per abitudine e scaramanzia» nella sala riunioni della Minoter, la holding del gruppo. Un impero cui la Corte d'Appello ha appena somministrato una salvifica iniezione ricostituente: 77 milioni e rotti per il cantiere bloccato sul colle, soldi che usciranno dalle casse della Regione. Sentenza immediatamente esecutiva. Ha vinto il primo round, il verdetto di merito nel 2017: «Non so cosa deciderà l'Amministrazione, farà le sue scelte. Ciò di cui sono certo è che abbiamo sempre dato la massima disponibilità a trovare soluzioni. Quella combattuta a Tuvixeddu è una battaglia avviata dalla precedente Giunta regionale non so bene perché. Siamo partiti da un accordo di programma sottoscritto da tutte le istituzioni e siamo arrivati a questo punto. Di sicuro abbiamo avuto danni ingentissimi».
È vero che il gruppo traballa?
«L'esito della contesa giudiziaria aiuterà a risolvere i problemi. Comunque - non mi vergogno a dirlo - abbiamo avuto molte difficoltà. Per chi fa impresa è un dramma assistere allo stravolgimento delle regole a partita iniziata».
Lei ha detto che è pronto a pignorare i conti della Regione.
«È una frase pronunciata da un nostro avvocato in termini ipotetici, nulla di più. È ancora possibile una transazione».
Quale?
«Cos'ha prodotto il caso Tuvixeddu: una strada del Comune iniziata e abbandonata con i contenziosi legali, un parco incompleto, la nostra attività bloccata, nessun servizio per i residenti e tanti posti di lavoro persi. Non siamo noi a dettare le regole. Abbiamo un contratto, la pubblica amministrazione dica come vuole che lo realizziamo, discutiamone».
Quali errori ha commesso Coimpresa?
«Più d'uno. Illudersi che un accordo di programma potesse essere intangibile, per esempio».
E gli altri?
«Ormai non ha più senso parlarne».
Addio per sempre ai palazzi?
«Questo non si può dire. I tempi sono maturi per avere le risposte definitive dall'amministrazione pubblica: l'accordo di programma è tutt'ora valido».
Problemi personali con Soru?
«Non ho ancora capito quale meccanismo chimico, biologico, gli possa essere scattato per arrivare a certe decisioni».
Forse la tutela di un bene pubblico?
«Non è credibile, e la prova è nelle sentenze del 2008 del Tar e del Consiglio di Stato».
Avete parlato di recente?
«Ci siamo visti in aereo, ma non è capitato».
Dicono che lei sia capace di un odio gelido.
«Io non odio, mi sono difeso da questi attacchi mediatici pluriennali».
Il miglior sindaco degli ultimi vent'anni?
«Tutti bravi. Certo, la prima Giunta Delogu ha fatto un grande lavoro. Era la novità, aveva tanti professionisti validi. Anche la prima Giunta Floris non era male».
Il peggiore?
«Non me lo faccia dire. Non l'ho citato, quindi...»
Zedda cos'ha che non le piace?
«Forse è arrivato troppo presto a fare il sindaco. Chiedete a lui cosa non gli piace di me. Forse è per le vicende del teatro».
Lei ha bocciato il candidato del Comune.
«È stato lui a bocciare il candidato scelto dalla maggioranza dei consiglieri. C'era un regolare bando, peraltro voluto dal sindaco, che ha portato al caos. Se si arriva alle denunce penali dei dipendenti, alle inchieste, significa che si è creato uno scollamento che avrà pure qualche causa, o no? Fortunatamente il Consiglio di amministrazione poi ha fatto la miglior scelta possibile».
Ha votato Meli: è malato di grandeur?
«Ha fatto il teatro a Cagliari: c'era semplicemente un manufatto storico ma lui l'ha creato davvero. Per fare queste cose ci vogliono risorse».
E infatti ha contratto debiti milionari.
«I buchi più consistenti sono stati fatti nel 2002 e 2003, i tempi in cui venne Lorin Maazel a Cagliari per cinque concerti, un evento. Questo fu possibile con un progetto sui fondi Europei per il turismo e la cultura. Il progetto non ottenne l'approvazione per presunti errori nella presentazione. Meli fece fare ricorso alla Fondazione e ironia della sorte oggi sarà proprio lui a poter incassare circa 2,5 milioni di euro assegnati dalla sentenza definitiva che ha dato ragione alla Fondazione. Cioè la metà del famoso debito».
Chi la ostacola viene tritato.
«Sono rigoroso, se ritengo di essere nel giusto vado sino in fondo, forse per le origini barbaricine nel carattere. Però sono la persona più mite della terra».
Quanto conta oggi la massoneria a Cagliari?
«Non sono massone ma rotariano che purtroppo non frequenta le riunioni. Ho tanti amici massoni, tutte persone degnissime. Quale sia oggi il peso non lo so. Credo che come in tutte le cose non sia l'appartenenza a fare la differenza ma il valore delle persone».
Giurano che da anni sia in corsa per acquistare giornali o televisioni.
«Sono sicuro che non farò mai questa scelta».
Mai dire mai.
«Che me l'abbiano chiesto è vero, ma non ci penso neppure».
Sardegna Uno?
«Aiuto. Non è vero. Sono amico di Giorgio Mazzella, nulla di più».
ppaolini@unionesarda.it