05 febbraio 2014
- Il sindacalista
I sindacati hanno censito i peccati delle aziende e tracciato un confine tra lavoro nero e infrazioni. Carmelo Farci, segretario generale della Camera del lavoro (Cgil), riassume il senso e i risultati delle ispezioni: «Facciamo i rilievi per studiare non solo la diffusione del lavoro irregolare ma anche per intervenire». La portata del lavoro nero: «Diffusissimo. Ma non si pensi solo alle grandi infrazioni. Si tratta più spesso di piccole irregolarità». Con una differenza: «Le imprese più esposte, che commettono gravi o medie irregolarità sono in genere quelle di modeste dimensioni. Le grandi aziende sono abituate ai controlli e sono generalmente in regola con pagamenti e versamento di contributi». Nel 2012 il 66 per cento delle aziende cagliaritane ha commesso infrazioni e su 11.249 controlli 2.192 lavoratori sono risultati impiegati in nero. «C'è bisogno di una continua vigilanza e non ci si deve rassegnare all'idea che, per avere un lavoro a tutti i costi, sia inevitabile rinunciare al riconoscimento dei propri diritti. Lo sviluppo si crea soltanto con il lavoro regolare». La crisi può indurre ad allentare la vigilanza? «Il lavoratore deve pretendere il rispetto dei propri diritti». Il segno della crisi nell'edilizia. Nel 2008 - dati della Cassa edile - erano impiegati 13.131 lavoratori, cinque anni dopo risultavano in servizio 4.981 operai. Chi contribuisce a innalzare le irregolarita? «È verosimile pensare che chi è senza occupazione o l'ha persa e porta a casa 600-700 euro al mese cerchi di arrangiarsi». (p. p.)