L'ex governatore difende il suo Ppr e replica alle accuse: «Il nuovo Piano prevede colate di cemento sulle coste»
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«Sì, io e il presidente Cappellacci abbiamo in maniera definitiva un'idea diversa di tutela dell'ambiente e del paesaggio della Sardegna». Renato Soru, padre del Piano paesaggistico regionale al centro delle polemiche dopo il risarcimento di 78 milioni di euro alla Coimpresa, ribatte alle accuse: «Non ho avuto alcuna furia cieca in una guerra ideologica.
Il governatore come al solito usa un linguaggio violento. C'è che vuole far capire una cosa per un'altra. I vincoli su Tuvixeddu, uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo, erano legittimi. Lo ha affermato nel 2011 la sentenza definitiva del Consiglio di Stato. A Tuvixeddu non si può più costruire. Non c'è una strada a quattro corsie, per fortuna. Sarebbe stato come portare la 131 sotto il nuraghe di Barumini». Poi, sottolineato che ricorrere a un lodo «non sarebbe opportuno per fatti che riguardano la pubblica amministrazione», tanto che oggi «non è nemmeno più possibile», l'affondo: «Capisco che Cappellacci abbia un'idea diversa dalla mia e di tante altre persone sulla tutela ambientale. La sua è ben scritta sul Piano paesaggistico cosìddetto dei sardi: altri 35 milioni di metri cubi sulle coste, la possibilità di costruire nelle campagne sottraendole all'uso agricolo e di cancellare i centri storici considerando meritevoli di tutela solo quelli delle città più importanti. O ancora, grazie alla delibera del 2012 della sua Giunta, prevedere che si possa abitare negli scantinati». Sul lodo, «la mancata concessione della sospensiva lascia impregiudicata ogni valutazione di merito», hanno aggiunto gli avvocati di Soru. (an. m.)