Roma nega la sospensiva chiesta dalla Regione - Per la Corte d'appello resta esecutivo il lodo da 78 milioni
Neanche il tempo di prendere in mano le redini della Regione (o di riprenderle, se dovesse vincere Ugo Cappellacci), che il neo governatore a inizio marzo dovrà far fronte a un problema non da poco: sborsare 78 milioni di euro a favore della società Coimpresa come risarcimento per lo stop ai lavori edili a ridosso del colle di Tuvixeddu, dove sorge la necropoli punica più grande del Mediterraneo, imposto nel 2006 dalla Giunta Soru. In caso di mancata liquidazione il costruttore Gualtiero Cualbu potrebbe pignorare tutti i beni possibili fino a raggiungere quella cifra.
IL DISPOSITIVO È, nella sostanza, quanto emerge dal dispositivo col quale ieri la Corte d'appello civile di Roma ha respinto la richiesta di sospensiva dell'efficacia esecutiva del lodo arbitrale col quale la Regione era stata condannata a risarcire il danno all'impresa la scorsa primavera. Lo stesso collegio di secondo grado ha rimesso gli atti al presidente della Corte per l'eventuale riunione di questo giudizio ai precedenti già pendenti contro il lodo non definitivo.
LA CAUSA Ai tre arbitri (il presidente emerito della Corte Costituzionale Franco Bile, il docente Nicolò Lipari per Coimpresa e l'ex magistrato di Cassazione Giovanni Olla per la Regione) era stato chiesto di valutare se la società di Cualbu avesse subito un danno dopo la decisione della Regione di annullare l'accordo di programma firmato nel 2000 (prevedeva il recupero delle aree tra Tuvixeddu e Tuvumannu con un grande parco archeologico, alcune strade e consistenti insediamenti abitativi) e bloccare i cantieri dopo l'estensione dei vincoli col nuovo Ppr. Un passo che aveva spinto le banche a interrompere i finanziamenti: per primo il Banco di Sardegna che, il 3 ottobre 2006, due mesi dopo il decreto con cui l'assessore alla Cultura aveva fermato i lavori (illegittimamente, secondo una sentenza del Consiglio di Stato), aveva sospeso il mutuo edilizio da 28 milioni di euro. Poi Banca Sanpaolo, che ancora il 19 luglio di quell'anno si era detta interessata a finanziare il progetto. Così la Coimpresa, già pesantemente esposta, era entrata in crisi e la Minoter, società controllante, per coprire i buchi aveva ceduto immobili per 8 milioni di euro e svenduto alcune partecipazioni azionarie. Era nato un contenzioso con un esposto penale presentato dall'avvocato Agostinangelo Marras per conto di Cualbu e, nel 2010, la richiesta di intervento arbitrale coi legali Antonello Rossi e Alberto Picciau.
IL LODO La decisione è arrivata lo scorso maggio: sulla base delle conclusioni della Deloitte Financial Advisory Services spa, la società milanese incaricata dai tre arbitri di stilare la perizia tecnica e quantificare i danni subiti da Cualbu, si sostiene che dal 9 agosto 2006 al 4 agosto 2008 la Giunta di Renato Soru aveva sospeso illegittimamente i cantieri edili a Tuvixeddu solo per «attuare la finalità non conforme alla legge» di favorire un nuovo progetto di valorizzazione dell'area affidato all'architetto francese Gilles Clement. Così facendo aveva causato a Cualbu «un danno» dovuto «a una legislazione regionale che aveva cambiato le carte in tavola» rispetto all'accordo del 2000. Inoltre, secondo gli arbitri, i vincoli imposti dal Piano paesaggistico regionale «non potevano bloccare l'investimento privato» perché l'intesa tra Comune, Regione e impresa risaliva a prima dell'entrata in vigore del Ppr. La relazione di minoranza per la Regione aveva stabilito un risarcimento di 3 milioni e 650 mila euro. Ma a maggioranza si è quantificato il danno in 78 milioni.
Andrea Manunza