Chessa, capogruppo Udc: bisogna porsi grandi obiettivi - Critiche alla politica del centrosinistra dal consigliere di opposizione
Discetta di lavori pubblici, spopolamento e strategie politiche ma su un punto va dritto al bersaglio: «Conosco i problemi della gente che mi vota». Gianni Chessa, capogruppo Udc, costola importante dell'opposizione di centrodestra a palazzo Bacaredda, prova quanto sostiene: «Nel cellulare ho 2600 numeri di amici. E ho avuto 1316 preferenze alle comunali. Nessun consigliere ne ha avute più di me». Tante a Is Mirrionis, il suo feudo .
«Lì 670. Ma anche 220 a Sant'Elia. Nel borgo sono stato secondo soltanto all'avvocato Marco Piras».
L'hanno scelta per i suoi trascorsi di ex assessore al Patrimonio?
«Perché faccio politica in modo schietto e solare».
Udc, quindi vecchia scuola Dc.
«In realtà la mia prima candidatura è avvenuta per caso, e non con la Dc ma con il Psdi. Era il 1989, entrai in circoscrizione».
Poi consigliere e assessore. Ora all'opposizione. Le manca l'esercizio del potere?
«No. Quando hanno eletto Zedda ho pensato che fosse giusto: bisognava cambiare».
Ma?
«Poi mi sono accorto che non è successo niente».
Le rotatorie, per dirne una. Quella tra via Is Mirrionis e via Campania la percorre tutti i giorni.
«E posso assicurare che è sbagliata. Invito poi a notare la pista ciclabile: va a finire su un cassonetto dei rifiuti».
Contesta le piste?
«Quando mai. Però ditemi a cosa servono se una città come la nostra ha prima bisogno del sostegno al commercio. Giro per le strade, incontro tanta gente, ascolto. C'è una grande disperazione che questa amministrazione non sembra cogliere».
È stata scelta dai cagliaritani per sostituire la vecchia Giunta di centrodestra giunta al capolinea senza fiato.
«So quel che dicevano: Giunta allo sbando, di cementificatori. Ma vi invito a guardarvi intorno: la città sta diventando sempre più spopolata e povera. Ci sono pochi ricchi e molti diperati. Quel ch'è peggio non stiamo dando ai giovani nessuna prospettiva: né per un lavoro qualsiasi e né per una vita dignitosa».
Non sarà mica colpa del centrosinistra.
«Speravo in cambiamenti ma ancora non ho visto il miracolo».
Lei saprebbe risolvere di colpo il problema degli alloggi?
«Abbiamo cinquemila case sfitte e 1200 richieste inevase».
Problema che esiteva anche quand'era lei assessore.
« «Sono stato l'unico, nel 2007, a censire gli alloggi in città».
Oggi cosa farebbe?
«Se fossi amministratore, invece di spendere 1800 o duemila euro al metro quadrato per ristrutturare appartamenti in via Donizetti, ne spenderei 900 al metro quadrato per costruire, nelle aree di proprietà del Comune, nuove case da assegnare a canone sociale».
La visione di città del centrodestra è stata bocciata dagli elettori.
«Ma ora siamo ai continui divieti, ai no su tutto. Manca la capacità di sognare e programmare in grande. Non siamo neppure una città turistica: non abbiamo neppure un hotel sul mare».
Dopo questa legislatura all'opposizione che cosa farete?
«Presto per prevederlo. Io, intanto, lancio un appello alle forze del centrodestra: uniamoci per ripartire insieme».
Pietro Picciau