Un tronetto ligneo dell'800 restituito ai fedeli - L'Arciconfraternita: «Vogliamo salvare altre opere dimenticate»
L'ultimo gioiello ha ripreso a splendere. Come fosse d'oro. Come prima del 1938, l'anno in cui il reverendo cappellano Vittorio Laconi (nome e data sono stati scoperti dalla restauratrice Gerlinde Tautschnig) regalò alla chiesa di Sant'Efisio il tronetto ligneo per l'esposizione eucaristica dell'Ottocento realizzato da un ignoto artista «di buona mano». Ebbene, l'opera rimase prigioniera nei sotterranei, in un caveau buio e umido che costò seri guai alla scultura, da lì è stata ripescata. Sbilenca, traballante. Ma pur sempre preziosa, tanto da essere stata affidata al restauro dopo l'autorizzazione della Soprintendenza ai Beni culturali e artistici e il volere (aiutato dalla disponibilità dei fondi) dell'International inner Wheel Club di Cagliari Sud. Un intervento in linea con quanto desiderato con forza dall'Arciconfraternita.
IL PRESIDENTE «Il nostro desiderio, il nostro obiettivo, è recuperare molti oggetti sacri custoditi a Sant'Efisio, tanti dei quali mai esposti», ha spiegato il presidente Mario Maffa. «Un progetto che vorremmo concretizzare con l'Amministrazione comunale».
L'ESPOSIZIONE Di tesori, Sant'Efisio, ne ha davvero tanti da mostrare ai fedeli, ai devoti, a tutti i cagliaritani. Ma anche ai turisti che visitano la città. Esattamente come la comitiva di francesi che ieri mattina ha raggiunto Stampace per visitare le carceri di Sant'Efisio nello stesso momento in cui, in chiesa, veniva calato il drappo rosso per liberare il tronetto appena restaurato. «Come nelle nostre case anche nella chiesa, in tempi andati, spesso mancava l'attenzione, la consapevolezza del pregio di tanti suppellettili che oggi non ci sono più. Non possiamo dunque che apprezzare l'impegno generoso che ha restituito dignità a questa pregevole opera, una delle tante ricchezze spesso legate a artisti e insigni artigiani che magari non hanno lasciato un nome negli annali della storia ma tante opera apprezzabili», ha ricordato il parroco di Sant'Anna, Luciano Pani.
LE OPERE E di opere magnifiche, a Sant'Efisio, ce ne sono parecchie. Restaurate e che ancora attendono di passare tra le mani di maestri capaci di ridare dignità storica, artistica. Come il bellissimo Cristo di marmo bianco in croce, il candelabro con l'ersia dal quale si innalzano rami stilizzati, la scultura del XVII secolo di ambito napoletano raffigurante l'Ecce Homo. E ancora il copri ostensorio o il reliquiario di forma circolare col simbolo dell'Ordine Francescano (due braccia tra la croce e la palma del martirio) che custodisce le reliquie di San Paolo, Francesco d'Assisi, Antonio Da Padova, Ludovico Regis. E ancora il pulpito e paravoce lignei. Gioielli restaurati che condividono gli spazi con suppellettili che denunciano uno stato di conservazione precario e che andrebbero riportati a miglior vita. Ma che necessiterebbero - lo ha ribadito Patricia Olivo della Soprintendenza ai Beni culturali - di una manutenzione costante, periodica per non sottoporli, poi, a interventi eccezionali». Straordinari appunto come quelli che servirebbero per l'immenso Mobile Paratora della sagrestia dove vengono conservati i paramenti.
I LAVORI L'ultimo lavoro, oltre a questo del tronetto, risale al 2009-2010, quando fu proprio la statua di Sant'Efisio a finire al restauro. «Proprio quella che nonostante le necessità impellenti, nonostante avessimo prestato attenzione al Sant'Efisio del Lonis o al Sant'Efis sballiau, non veniva studiata, esaminata. Proprio perché al di sopra di tutte da un punto di vista della fede e della venerazione», ha ricordato Patricia Olivo.
Andrea Piras