Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Danza La magia dei Momix a Cagliari Insostenibile leggerezza dell'essere

Fonte: L'Unione Sarda
30 gennaio 2014

 

 

 

I ncantano, i Momix. Vestiti di rosso, i danzatori corrono sul palco, veloci come il delfino che preannuncia il primo elemento di “Alchemy”, l'acqua. Impugnano lunghi tubi che sembrano fuscelli , trasformandoli in croci, gabbie, recinti, ponti. Il fuoco, secondo elemento della filosofia empedoclea, è crepitio, scintilla, fiamma vigorosa, fiore purpureo. E l'aria, il pulviscolo luminoso emesso da tre coni e la terra le pareti di roccia proiettate sullo sfondo e la concretezza dei muscoli. Al Teatro Lirico di Cagliari, la nuova produzione di Moses Pendleton ha dimostrato che la coreografia è una forma di architettura. E che la musica- variata, incessante, ricca di derivazioni - determina le atmosfere quanto le luci.
I dieci interpreti dondolano, lievitano, si librano, si disincarnano. Spariscono dietro un sipario trapuntato di stelle, riemergono, in una sincronia non simmetrica, mutati in altre creature. I costumi sono un tutt'uno con i corpi. Si adattano ai movimenti, nascondono le imbragature, contribuiscono in larga parte al fine ultimo, l'armonia. Un'ora e mezzo di sorprese, tra specchi, sfere, corolle, cespugli, crinoline -conchiglie, alberi, les amoreux lucenti. La seduzione continua, per qualche minuto, dopo la menzognera scritta End che dovrebbe congedare gli spettatori, con le citazioni dei giochi olimpici antichi, dell'uomo vitruviano, della statuaria classica.
Con echi d'Africa e Oriente, perché per Moses Pendleton l'immaginifico la libertà creativa è il mezzo per trovare «l'oro segreto nascosto dentro ciascuno di noi». La leggerezza dei ballerini è una metafora della spiritualità. La loro agilità frutto di strenui allenamenti. Riescono a vincere la forza di gravità, volteggiano e si elevano, si incrociano e si abbandonano in una rappresentazione definita «optical confusion»: ossia una miscela di suggestioni visive e magia,di esercizio fisico e illusionismo.
Moses Pendleton , fondatore e maestro di un gruppo nato nel 1980 , ha uno stretto legame con la natura. Cammina, osserva con attenzione le foglie e gli insetti, registra il suono del vento tra i petali dei girasoli. Sostiene, con saggezza, che ogni essere animato (ma anche le pietre) abbia delle caratteristiche che possono interessare noi umani. Ha un lato rinascimentale, la sua poetica.
Americano del Vermont, campione di sci, fotografo appassionato, ha inventato il personaggio di Momix qualche decennio fa. Un omino, una sagoma buffa che ha poi dato il nome alla compagnia dei danzatori atleti noti in quasi tutti i continenti. Se del poeta è il fin la meraviglia, Moses è un poeta. Lo si capisce anche da come parla, dalle risposte, semplici quanto profonde, alle domande che riguardano il suo lavoro. È un ottimista, in fondo. Ritiene che sia bello perdersi nella complessità del creato e che le reazioni chimiche non avvengano solo nei laboratori. Avvengono anche negli animi, dice, se si è aperti abbastanza da considerarsi solo una particella di un sistema che tutto include e lega.
Ancora in replica sino a domenica.
Alessandra Menesini