Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lirico: l'agenda di Meli

Fonte: L'Unione Sarda
29 gennaio 2014

 

Cartellone, abbonati e le tensioni con i sindacati - I portavoce dei lavoratori: «Al sovrintentente chiediamo normalità»

 

«Ahimè, Meli»: Annalisa Pittiu, coordinatrice Fistel-Cisl, non l'ha presa benissimo. Massimiliano Cecalotti, della rappresentanza sindacale unitaria, quota Usb, anche peggio: «Provo sconforto, una nomina che spaventa e delude». Non proprio un'accoglienza a braccia aperte, per il nuovo (ma anche ex) sovrintendente del Lirico: stanno anche preparando un documento più articolato, i rappresentanti dei dipendenti della Fondazione; cercano le parole per spiegare che, vinta la battaglia legale che ha portato alla decadenza di Marcella Crivellenti e dei direttori amministrativo e artistico da lei nominati, si aspettavano una scelta diversa. «C'erano altri candidati con curricula  degnissimi», sottolinea Pittiu. «Avremmo voluto un nome nuovo, che garantisse normalità, serietà, sostenibilità e dialogo», rincara Cecalotti.
Non si erano lasciati bene, l'altra volta, Mauro Meli e i sindacati: lui, che aveva portato in Sardegna stelle mondiali della musica e catturato undicimila abbonati, andò via da Cagliari lasciandosi dietro orchestrali e coristi che scioperavano insieme ai fornitori e reclamavano pagamenti arretrati. I rappresentanti dei lavoratori gli imputavano la responsabilità del deficit (4 milioni e mezzo di euro), lui giustificava quelle cifre come il prezzo giusto per la conquista di un ruolo internazionale da parte dell'ente e ricambiò parlando di «inaccettabili corporativismi» da parte sindacale. Il tempo è passato: undici anni. Meli torna dopo essere stato direttore e soprintendente alla Scala di Milano e al Regio di Parma, il Lirico ha passato anni artisticamente e finanziariamente durissimi.
LE SFIDE Il da fare, su entrambi i fronti, non manca: le tensioni, l'incertezza su composizione del cda e destino della sovrintendente, le troppe modifiche al programma dell'anno scorso (la stagione operistica doveva aprirsi con un Trovatore , invece fu Otello  ma solo dopo aver scartato l'ipotesi di partire con Die Feen  di Wagner) hanno azzoppato la campagna abbonamenti, partita nove giorni fa. Cioè tardissimo, quando mancavano appena quattro giorni a quello che doveva essere il concerto di debutto e, visti i tempi stretti, è stato precipitosamente riclassificato come evento “straordinario fuori abbonamento”, con biglietto d'ingresso a un euro per gli abbonati: non è bastato, e lo scorso fine settimana un teatro mezzo vuoto ha accolto la Classica  di Prokofiev, la Sinfonia dei Salmi di Stravinsky e la Quarta  di Tchaikovsky dirette da una grande bacchetta come Aldo Ceccato. Il 7 e 8 febbraio il via ufficiale: sul podio ci sarà sir Jeffrey Tate, in programma il  Canto delle Parche di Brahms, Morte e trasfigurazione di Richard Strauss, Serenata alla musica di Ralph Vaugham Williams ed Enigma  di Elgar. Questo giusto per restare al brevissimo termine.
FATTORE CONTI «Non ho dubbi: Meli darà subito mostra di un attivismo di cui alcuni avevano nostalgia», riconosce Pittiu: «I nostri dubbi riguardano i conti: la legge 367 del 1996 (che ha trasformato gli enti lirici in fondazioni, ndr) parla chiaro, i sovrintendenti devono essere dei manager. E quindi essere capace di prevenire: il ritardo nell'erogazione dei finanziamenti, un Por non approvato o un taglio dei fondi Fus (il Fondo unico per lo spettacolo, attraverso cui il Governo finanzia il mondo dello spettacolo, ndr) non possono determinare perdite d'esercizio come quelle degli anni della prima esperienza di Meli. Ora anche i quattro consiglieri d'amministrazioni che lo hanno scelto hanno la responsabilità di vigilare sui conti dell'ente con la massima cura».
Marco Noce

I conti
della prima
industria
culturale

Fra note e numeri

 

«La vita, senza musica, sarebbe un errore», scrisse Friedrich Nietzsche. Ma quando si parla di Ente Lirico non sono in ballo solo questioni estetiche bensì i destini della più grande industria culturale dell'Isola. E dei suoi dipendenti. Quelli con contratto a tempo indeterminato sono 224: una settantina di orchestrali, 60 coristi, 25 amministrativi, una cinquantina di tecnici. Attorno a loro ruota un numero variabile (70, 80) di contratti a tempo determinato: furono questi a pagare lo scotto della perdita d'esercizio 2010 (1,5 milioni di euro): i licenziati furono 99.
È un'industria dalle grandi potenzialità: nel pieno della crisi, nel settembre 2012 il Lirico ha prodotto un Nabucco con Leo Muscato, miglior regia al prestigioso premio Abbiati. Ma la chiave per la sopravvivenza sta nei conti: in attesa del bilancio consuntivo 2013 (dovrà essere compilato entro marzo), il più recente è del 2012, e chiuse in attivo per 400 mila euro; a preoccupare sono però i debiti verso banche (12 milioni nel 2010, ora 5), aziende e artisti, esposizioni che hanno minato l'immagine dell'ente. In quest'ottica i sindacati ritengono fondamentale l'aver ottenuto dalla Regione un anticipo sui finanziamenti: «È un prestito di 8 milioni di euro che permetterà di saldare i debiti a breve e medio termine e di evitare il ricorso all'oneroso “fondo Bray”», dice Massimiliano Cecalotti, rsu Usb «e il merito di averlo ottenuto è di Alessio Loi, direttore amministrativo fino alla nomina di Marcella Crivellenti». Per lui elogi anche da Annalisa Pittiu (Fistel-Cisl): «Risparmiò 4 milioni in un anno senza contraccolpi».  (m. n.)