Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cagliari nel '21: la radio, il cinema, la luce elettrica

Fonte: L'Unione Sarda
8 maggio 2008

I racconti di David H. Lawrence
Cagliari nel '21: la radio, il cinema, la luce elettrica

Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence nel suo libro Mare e Sardegna, scritto dopo il suo viaggio nell'Isola compiuto nel gennaio del 1921, ci fornisce una descrizione realistica di Cagliari e dei suoi cittadini di quel primo scorcio del secolo. La sua testimonianza su Cagliari e sui cagliaritani di quegli anni è importante nonostante il significato velato che si nasconde dietro il senso delle sue parole e lo sforzo di dipingere usi e costumi a lui estranei che forse ammira, ma non comprende e considera provinciali,
Era un periodo dove esprimersi in dialetto era la norma, dove bastava la passeggiata domenicale in via Roma per appagare il desiderio di «fare qualche cosa». Allora nell'ambiente risuonava lo sferragliare delle ruote dei primi tram e il rumore stridulo dei carri, l'urlo dei venditori ambulanti per attirare i compratori, al calar della sera poi i lampioni a gas rendevano il buio tremolante e insolito. Insomma, una Cagliari diversa, forse arretrata, ma depositaria di valori che oggi vorremmo riscoprire per ritornare a quella semplicità che si esprimeva con l'assenza del «moderno impaccio» come scriveva Lawrence.
Certo, era una Cagliari povera dove il pollo alla domenica era un lusso, dove si lavorava dall'alba al tramonto, dove il fidanzatino usciva con la propria amata scortato dalla futura cognata. Altri tempi, altri usi, altri modi di vita, altra città.
Il modernismo però avanzava inesorabilmente bussando alle porte della semplicità che, si sa, è figlia della tradizione. Se modernità vuol dire anche rinunciare alla semplicità e abbandonare il consueto modo di vivere, questo successe proprio in quegli anni. In città arrivò la luce elettrica, iniziò il traffico delle automobili, le radio di grandi dimensioni troneggiavano nei bar, aprirono i primi cinematografi. Cagliari lentamente ma inesorabilmente entrò nella realtà italiana scordando col passare del tempo la propria parlata in vernacolo, i propri costumi e le proprie tradizioni, abbandonando cioè il modello di vita che l'aveva contraddistinta. I teatri, Margherita e Civico, diventarono luogo d'incontro della classe più agiata, mentre i poveri, che rimanevano maggioranza, si accontentavano dei cinematografi tra quali molti all'aperto.
Le estati si passavano a La Playa unica e vera spiaggia frequentata, con stabilimenti balneari e posti di ritrovo, il Poetto invece timidamente faceva i primi passi.
SERGIO ATZENI