Anche il capoluogo e la sua provincia pagano il prezzo di una crisi senza precedenti: l'edilizia precipita, il Pil scende di 8 punti, la disoccupazione sale al 15,5%, mentre 5.744 cagliaritani sono in mobilità e 793 aziende nel 2013 hanno chiesto la disoccupazione. Cgil, Cisl e Uil al sindaco Zedda:c subito il piano triennale delle opere pubbliche da 340 milioni.
Autore: Redazione Casteddu Online il 23/01/2014 21:02
Crolla il mito di Cagliari la ricca. I dati dei sindacati territoriali, che lanciano l'allarme ma fanno anche appello alla politica a darsi una mossa, non lasciano scampo: precipita persino l'edilizia, settore tradizionalmente trainante dell'economia nel cagliaritano, ma non è solo quello perché il prodotto interno lordo provinciale ha perso 8 punti negli ultimi anni, la disoccupazione e' al 15,5% e delle 15.463 domande di mobilità in deroga del 2013, 5.744 arrivano dalla provincia di Cagliari. E poi, un dato che la dice lunga più di qualunque altro: l'80% dei nuovi contratti di lavoro è atipico o a termine, il che significa che non c'è scampo al doversi arrangiare e sperare nei rinnovi per poter in qualche modo programmarsi la vita. Per quanto riguarda la cassa integrazione in deroga, le pratiche aperte in tutta la Sardegna sono 12.763, di cui 4.973 avviate da 793 imprese della provincia. Anche le zone industriali di Macchiareddu e Sarroch vengono intaccate dalla crisi, con un crollo netto e verticale dei lavoratori impiegati in appalti e subappalti. La Cgil, con Carmelo Farci, chiede al sindaco Zedda di accelerare sul piano triennale delle opere pubbliche, un piano da 340 milioni di euro per aprire cantieri e provare a rimettere in moto l'economia, e di puntare più di quanto sia stato fatto finora sull'area metropolitana che, con i suoi 450mila abitanti, ha un enorme potenziale di sviluppo, a patto che ci siano infrastrutture e un sistema trasporti in salute. Secondo Mimmo Contu, segretario regionale territoriale della Cisl, bisogna puntare moltissimo su istruzione e ricerca, ed evitare che "le Università siano solo luoghi dove tramandare dinastie familiari di docenti, è ora di collegare il settore studio col mercato del lavoro per far incontrare domanda e offerta". E a dispetto di chi crede che l'industria sia un capitolo chiuso in Sardegna, Gianni Olla della Uil crede ancora in un futuro del settore: "Ma bisogna realizzare infrastrutture e una politica energetica che consenta di metterci al pari col resto d'Italia. E poi serve un piano del commercio, con nuove politiche di accesso al credito". Infine, un passaggio sulle strutture che il Comune sta per dismettere: da Buoncammino alla facoltà di Ingegneria, per il loro riutilizzo andrebbe bandito un concorso di idee, anche per preparare Cagliari al ruolo così ambito - ma certo non facile da ottenere - di capitale europea della cultura.