SABATO, 20 DICEMBRE 2008
Pagina 1 - Cagliari
Il 74 per cento degli alloggi costruiti dal 1946 ad oggi
Nell’hinterland gli abitanti aumentano mentre in città sono in diminuzione
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. In città la speculazione edilizia e l’amministrazione (che l’ha permessa) non sono mai state attente al paesaggio. Il capoluogo dell’isola ha, in percentuale, il maggior numero di abitazioni superiori a quattro piani non solo di tutta l’area vasta (da Villasor ad Assemini, da Sestu a Capoterra), ma anche di tutti gli altri 19 Comuni capoluoghi di regione simili a Cagliari per funzione territoriale.
Il dato si rileva dal terzo rapporto su «Cagliari e dintorni» elaborato dall’ufficio statistico del Comune. Qualcuno potrà sottolineare che a Cagliari, però, non c’è il «Pirellone» di Milano (per altezza), nè i grattaceli delle metropoli nazionali, ma la notazione non cambia l’attenzione alla speculazione della classe dirigenze cittadina. Aiuta a capire questo dato il fatto che dal 1946 ad oggi è stato realizzato il 74,3 degli edifici per abitazione esistenti. Non va dimenticato che nel 1943 Cagliari venne bombardata e che dal dopo guerra c’è stato un forte flusso migratorio dal resto dell’isola verso il capoluogo. Immigrazioni interne che negli ultimi venti anni hanno, però, invertito il segno portando a una progressiva diminuzione del numero degli abitanti.
In città il boom delle costruzioni è stato dal 1946 al 1971, periodo in cui sono stati realizzati il 43,2 per cento di tutte le case. Mentre dal 1991 in poi la cifra si è attestata al 4,9 per cento. Un rallentamento che Cagliari aveva già registrato tra il 1972 e il 1991, lasso di tempo in cui vennero edificati il 26,2 per cento degli alloggi. In quest’ultimo periodo, inoltre, iniziò a crescere il numero degli edifici costruiti nelle cittadine dell’hinterland esaminate nel report del Comune: Assemini (più 49 per cento), Capoterra (più 53), Decimomannu (più 38,9), Dolianova (più 39,8), Elmas (più 36), Maracalagonis (più 63,6), Monserrato (più 34,3), Quartu (più 58,3), Quartucciu (più 32,5), San Sperate (più 41,4), Sarroch (più 55,2), Selargius (più 41,2), Serramanna (più 33,7) Sestu (più 39,4), Settimo San Pietro (più 41,9), Sinnai (più 46,6), Uta (più 41,6) e Villasor (più 40,3).
Numeri che confermano la fuga dal capoluogo, soprattutto per l’alto costo delle abitazioni. Dal 2001 al 2006 la città è passata da 163.671 abitanti a 159.312, mente tutti gli altri Comuni sono aumentati, ad ecceziione di Monserrato, Serramanna e Villasor.
Una situzione (l’abbandono della città) radiografata anche dall’alto indice di vecchiaia della capitale della Sardegna che ha raggiunto il 202 nel 2004 (ma è in costante aumento): è il più alto di tutta l’area vasta. Al secondo posto c’è Serramanna con 132. In pratica: a Cagliari vi sono due anziani di 65 anni o più per ogni ragazzo o bimbo dai 14 anni in giù. Da rilevare anche che il capolugo dell’isola è tra le città più anziane d’Italia. Solo Bologna, Genova e Trieste ospitano (in proporzione) più anziani, ma con la tendenza a invertire il trend in rapporto ai giovani. Mentre in città questo indice è aumentato di 14,1 per cento dal 2001. Ma va anche detto che la spinta all’invecchiamento è presente in tutta l’area vasta.
Tra i dati positivi c’è l’alto numero di laureati: il 15,7 degli abitanti di Cagliari (tra questi è incluso anche il «terziario» non univeristario). Superiore alla media dell’area, che è dell’8,9. Numeri che fanno di Cagliari, la città più alfabettizata (in proporzione) d’Italia.