Immigrati. I parroci cittadini lamentano anche i ritardi della classe politica
«La politica deve intervenire prima che il problema dei richiedenti asilo politico diventi un'emergenza irrisolvibile». Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, non si tira indietro quando, parlando di povertà, l'argomento finisce sul Centro di prima accoglienza. Un allarme che anche la Chiesa cagliaritana dovrebbe ascoltare: «Abbiamo molti locali e spazi», sbotta don Mario Cugusi, parroco di Sant'Eulalia, «che potrebbero essere messi a disposizione di queste persone. Non è possibile che l'emergenza venga affrontata soltanto da una manciata di preti».
I RIFUGIATI Mentre una settantina di extracomunitari arrivati in Sardegna come richiedenti asilo politico sono sistemati provvisoriamente in hotel e locande, grazie all'azione della Caritas e del Comune, altri vagano senza meta nelle vie della città. Alcuni hanno trovato ospitalità nelle parrocchie. Una di queste è Sant'Eulalia: «Ho dovuto sfrattare momentaneamente il gruppo giovani per trovare una sala dove sistemare una decina di richiedenti asilo», spiega don Mario Cugusi, «ma dopo l'Epifania non saprò cosa fare. O li mando via oppure non potrà riprendere le normali attività parrocchiali. Anche una parrocchia di Quartu è nella stessa situazione. Ma i vertici della Chiesa di Cagliari stanno facendo qualcosa? Si sono attivati per trovare una soluzione? Ci sono tanti edifici e locali di proprietà della diocesi: possibile che nessuno sia adatto a dare asilo a questi rifugiati politici?».
LA POLITICA Don Marco Lai sposta il tiro verso il mondo politico: «Il volontariato», commenta, «si può occupare di questo problema. Ma non può risolverlo. E, soprattutto, non deve essere lasciato solo. Possiamo offrire colazione, pranzo e cena, arrivare anche a dare un alloggio per un periodo a clandestini e rifugiati. E poi? La questione deve essere affrontata politicamente. Con una strategia. Basti pensare che non veniamo neanche avvisati quando i richiedenti asilo vengono mancati via dal Cpa. Li troviamo nelle strade della città che vagano senza meta». Il direttore della Caritas ricorda poi che ci sono rifugiati si serie A e di serie B: «I provenienti da alcuni paesi ricevono la massima assistenza dallo Stato. Altri, invece, vengono abbandonati al loro destino». Eppure, si mormorava nella sala della curia arcivescovile di via Cogoni, ci sono molti istituti, gestiti da ordini sacerdotali, che potrebbero dare una mano d'aiuto. ( m. v. )
20/12/2008