Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Recluso in casa da cinque anni

Fonte: L'Unione Sarda
7 gennaio 2014

Niente ascensore né servoscala: per ora mancano le risorse - Mario Sossich, 76 anni, disabile, vive in un appartamento comunale di via Is Cornalias

 

L'uomo lascia il suo appartamento di 40 metri quadrati soltanto una volta alla settimana per recarsi in ospedale a fare la dialisi accompagnato dai volontari.

Sequestrato in casa da cinque anni. Mario Sossich, 76 anni, disabile, vive ormai confinato tra le mura domestiche. Complice l'età e una grave patologia agli arti inferiori, il pensionato non è più in grado di camminare e nella palazzina in cui abita - in via Cornalias 36 secondo piano - l'ascensore non c'è. Risultato: l'anziano lascia il suo appartamento di 40 metri quadri soltanto una volta a settimana per recarsi in ospedale (nel reparto di Nefrologia del Santissima Trinità) a sottoporsi alla dialisi.
CASA PRIGIONE L'uomo, infatti, oltre a essere costretto su una sedia a rotelle, è anche affetto da insufficienza renale cronica. Le rampe di scale che separano l'uscio di casa dal pianterreno rappresentano per lui una barriera insuperabile. Ogni volta che deve uscire per sottoporsi al trattamento medico salvavita, la moglie è costretta a chiedere aiuto. Gli operatori specializzati della cooperativa sociale “Tutti per te” rispondono puntualissimi alla chiamata. Sollevano l'anziano di peso, lo accompagnano in ospedale e dopo la dialisi lo riportano a casa. Il tutto in cambio di un piccolo compenso preventivamente concordato.
SERVOSCALA NEGATO Sossich vorrebbe uscire più spesso ma non può. Insieme a sua moglie - Franca Giorico, 73 anni - il pensionato ha ripetutamente scritto al Comune, proprietario dell'immobile, per chiedere l'installazione del servoscala nella palazzina. L'appello, però, è sempre caduto nel vuoto. «Ci è stato risposto che non ci sono soldi», spiega la signora, «abbiamo scritto al servizio Politiche sociali e anche all'Assessorato al Patrimonio. Stesso esito negativo: il servoscala resta un sogno per mio marito. Per fortuna ci sono questi ragazzi gentilissimi che ci aiutano, altrimenti non saprei proprio come farlo arrivare in ospedale».
MAI AL PARCO Mario Sossich trascorre le sue giornate davanti alla tv, in sala da pranzo, seduto sulla carrozzina oppure in poltrona. «Non posso fare altro», si lamenta, «stamattina ho guardato fuori dalla finestra… una giornata splendida. Mi sarebbe piaciuto andare al parco, magari a Monte Claro, che dista poche centinaia di metri». Ma senza il servoscala è impossibile. «Non posso scendere gli scalini da solo. Ho bisogno di qualcuno che mi prenda in braccio».
UNA VITA NELL'EDILIZIA Prima di andare in pensione faceva il muratore. «Nella mia vita ho sempre lavorato sodo», racconta orgoglioso, «ho iniziato a 13 anni e ho continuato finché le forze mi hanno sostenuto». Ma una decina di anni fa il suo fisico ha cominciato a cedere e poi la situazione è precipitata del tutto. «Sono finito in dialisi e non cammino più». I coniugi Sossich hanno una figlia che li circonda di attenzioni. «Avevamo anche un figlio, ma è morto». Quando le condizioni di salute del capofamiglia sono peggiorate, la Asl e il Comune si sono subito attivati. Nell'appartamento sono state eliminate tutte le barriere architettoniche per renderlo a misura di disabile. Sono stati buttati giù alcuni muri e installate porte scorrevoli per agevolare il passaggio della carrozzina. «Ringraziamo di cuore per l'aiuto ricevuto ma purtroppo non è abbastanza». Ora la casa è a posto ma il problema delle scale resta irrisolto.
DUE ANNI DI SILENZIO «Nel palazzo a fianco al nostro, ugualmente di proprietà del Comune, il servoscala c'è da anni ma la persona che lo utilizzava è deceduta, per cui nel 2012 abbiamo chiesto al Comune che venisse smontato e rimontato da noi. Pensavamo che si potesse fare, invece ci è stato risposto che trasferire quell'impianto costa più che comprarlo nuovo». Poi soltanto silenzio. «Da allora nessuno ci ha più fatto sapere niente. Siamo stati abbandonati».
Paolo Loche