GIOVEDÌ, 18 DICEMBRE 2008
Pagina 1 - Cagliari
CAGLIARI. L’interminabile controversia amministrativa sul progetto di edificazione di Tuvixeddu potrebbe arrivare al momento cruciale il prossimo 18 febbraio: è la data che ieri mattina i giudici del Tar - presidente Rosetta Panunzio - hanno stabilito per trattare il merito del ricorso presentato nel 1999 dagli Amici della Terra contro le autorizzazioni paesaggistiche concesse alla Nuova Iniziative Coimpresa. Nella stessa udienza verrà discussa anche l’istanza cautelare che i legali dell’impresa privata Pietro Corda e Antonello Rossi hanno presentato per ottenere la sospensiva del decreto con cui l’ex sovrintendente archiettonico Fausto Martino ha bocciato a a settembre scorso le ultime due autorizzazioni firmate dal comune di Cagliari: anche in questo caso il Tar deciderà sul merito. La decisione di unificare i fascicoli era nell’aria per una ragione che non è difficile intuire: sia l’avvocato Carlo Augusto Melis per l’associazione ecologista che il sovrintendente Martino hanno fondato i ricorsi, depositati a distanza di quasi dieci anni l’uno dall’altro, sulla mancanza del parere obbligatorio che la sovrintendenza architettonica e paesaggistica avrebbe dovuto dare sulle concessioni. Quel parere, secondo l’avvocato Melis e secondo Martino, non solo non c’è ma non è stato mai neppure richiesto. Il che rappresenterebbe un «vizio esiziale» e determinerebbe di conseguenza l’annullamento delle autorizzazioni. E’ soprattutto su questo punto che il Tar dovrà esprimersi.
L’importanza della decisione attesa dal Tar è legata a un motivo preciso, che è stato ripreso con motivi aggiunti dagli Amici della Terra e da Italia Nostra, rappresentata dall’avvocato Carlo Dore: l’accordo di programma del 2000, quello che ha dato il sostanziale via libera al piano Coimpresa e alle costruzioni attorno alla necropoli punica, è basato su quelle autorizzazioni. Se dovessero cadere quelle, la Regione dovrebbe smentire se stessa - nella causa è costituita come parte avversa agli ecologisti, ma allora l’amministrazione era guidata da Mariolino Floris - e annullare in autotutela la validità di quell’accordo firmato otto anni fa. Senza quell’accordo, l’intera architettura autorizzatoria su cui poggia il piano del gruppo Cualbu crollerebbe di colpo e il futuro dei colli punici cambierebbe: non più migliaia di metri cubi di cemento ma un grande parco archeologico. Sempre che la Regione non voglia andare avanti col piano alternativo, sul quale indaga la Procura e per il quale il Tar ha ravvisato uno «sviamento di potere». Anche l’inchiesta penale è agli sgoccioli: i primi mesi del 2009 potrebbero essere quelli della chiarezza su quanto è avvenuto e avverrà a Tuvixeddu. (m.l)