VIALE TRENTO E DINTORNI. Ogni settimana aumentano gli espositori estemporanei
Angelo, 13 ore in trincea per guadagnare dieci euro
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Cappello di lana calcato in testa e pizzetto brizzolato: «Lavoro part-time, faccio il carrozziere», racconta a voce bassa Piero Fidio, 48 anni, cagliaritano. «Lo stipendio non mi basta per vivere, cerco di racimolare qualche euro vendendo vecchie cose che mi regala la gente». Sta appoggiato su un vecchio Pick up parcheggiato davanti al Siotto. La gente tira dritta davanti al suo lenzuolo stracolmo di cianfrusaglie. Ha lo sguardo stanco, la notte passata in macchina per occupare il posto migliore pesa. «Sono arrivato a mezzanotte, alle sei ho iniziato a sistemare la mia merce. È faticoso ma non posso farne a meno».
Qualche metro più avanti Paolo Bruno, 53 anni, disoccupato, vende tazze, piccole stampe e casse acustiche. «È umiliante essere ridotto così, ma non ho alternative». Lo sguardo si rabbuia: «Alla mia età trovare un lavoro è impossibile, l'arte di arrangiarsi diventa fondamentale».
STORIE DI DISPERAZIONE Le storie di disperazione ingrandiscono il mercatino di viale Trento. Dentro la piazza ci sono gli ambulanti regolari, nel perimetro esterno e nelle strade limitrofe, via Cesare Battisti, viale Trieste, via Vittorio Veneto, sempre più cagliaritani si ritrovano ogni domenica per cercare di sopravvivere. Le dimensioni sono triplicate e questo è uno straordinario indicatore del baratro in cui una larga parte della città è caduta. Senza contare che a qualche centinaio di metri c'è una dependance del mercato: nelle ultime settimane sono cresciute a dismisura le bancarelle tra via Po, via San Paolo, via Simeto, via Garigliano e viale Elmas.
PROVOLE E FUMETTI «Patate dell'Asinara di qualità», grida l'ambulante riccioluto a pochi passi dalla Regione, accerchiato da provole appese a un cordino, fumetti impolverati e chiavi arrugginite. Dall'altro lato della strada uno stereo malconcio trasmette un motivetto di Celentano anni Sessanta che copre il chiocciare di una decina di galline in vendita a quattro euro. “Calze italiane a un euro”, assicura il cartello attaccato con lo scotch sulla portiera di un furgone bianco. Lucia Corda, 67 anni, ne approfitta: «Le prendo per mio marito e per miei figli. A questo prezzo sono convenienti, il tessuto è ottimo». Nel frattempo la sua amica è in piena fase di trattative: «Otto euro è troppo, se scende a cinque lo prendo», dice sventolando un maglione rosso amaranto. È convincente, il venditore dopo un po' cede.
«NON SO COME FARE» Davanti agli uffici di Area Angelo Ronzi, 63 anni portati un po' a fatica, propone soprammobili e qualche capo d'abbigliamento. «Quando la domenica va molto bene, riesco a guadagnare anche quaranta euro. Ma, di solito, se arrivo a dieci, è già un miracolo». È ormai un habitué del posto. «Vengo al mercatino da un anno e mezzo, da quando ho perso il lavoro», spiega. «Devo pagare l'affitto e le bollette, non so più come fare». Aldo Cabras, 56 anni, di Quartu, sino a al 2011 manovrava mezzi meccanici: «Da due anni sono fermo e ho bisogno di lavorare». Autoclavi, casse acustiche, orologi e oggetti vari disposti sul telone stropicciato, a casa due figli da mantenere. «Non è bello essere ridotti così».
23 EURO PER MANGIARE Alle 13 gli ambulanti iniziano a sbaraccare. Mario Cardia, 53 anni, ex magazziniere, sistema la sua roba in una vecchia Punto grigia. «Ho guadagnato 23 euro, almeno ho i soldi per mangiare». Tra tanti sguardi rassegnati, c'è chi ancora spera. Valentina Marongiu ha 21 anni, il diploma appena preso all'alberghiero e un sogno: «Qualsiasi lavoro purché sia onesto». Per il momento anche lei vende cianfrusaglie al mercatino di viale Trento. «Ho mandato curriculum ovunque ma nessuno mi ha risposto». Davanti a lei i genitori puntano senza successo sulle stelle di Natale. La mattinata è magra. Magari la prossima domenica andrà meglio.
Sara Marci