Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Riva, la tubercolosi fa paura

Fonte: L'Unione Sarda
10 dicembre 2013


Ma è scongiurato un nuovo caso: polemiche su una profilassi «chemioterapica»

 

Protesta dei genitori: ieri i bambini sono rimasti fuori

 


Cresce la psicosi da tubercolosi alla scuola Riva. Nonostante l'unico caso sospetto finora riscontrato riguardi la scuola dell'infanzia, anche i genitori dei bambini della primaria sono in allarme, al punto che molti, da ieri, hanno deciso di tenere i figli a casa ad oltranza. Una delegazione di mamme ha già incontrato il dirigente scolastico Pier Paolo Porcu per lamentarsi della poca chiarezza e rivendicare garanzie per la salute dei figli. Genitori in allarme. «Abbiamo paura», hanno detto in coro le mamme, «nessuno a scuola ci spiega bene le cose, le uniche informazioni le abbiamo apprese dai giornali». Risultato: giovedì alle 9 al Riva si terrà un'assemblea per tentare di rassicurare le famiglie ed esortarle a riprendere ad accompagnare i figli a scuola. All'incontro parteciperà anche uno specialista del Servizio Igiene pubblica della Asl che risponderà alle domande dei genitori per fugare ogni dubbio. Nel frattempo proseguono alla Clinica Macciotta gli esami clinici sui compagnetti dell'unico bimbo che potrebbe aver contratto l'infezione polmonare.
UN SOLO CASO Nei giorni scorsi si era sparsa la voce che i casi sospetti fossero due, se non tre: un adulto e due bambini. Ieri però dall'Azienda Mista è arrivata una secca smentita. «Il caso è uno, non ce ne sono altri. La voce di un secondo bimbo malato è infondata». Un altro fattore che ha contribuito ad alimentare la psicosi riguarda gli esami previsti. Chi è entrato in contatto con il presunto malato dev'essere sottoposto (come da protocollo nazionale) al test cutaneo alla tubercolina, al prelievo di sangue, alla radiografia toracica e alla visita pneumologica. La Clinica Macciotta ha però richiesto anche una profilassi “chemioterapica”, termine medico che ha terrorizzato i genitori.
CHEMIOTERAPIA Temendo un trattamento aggressivo simile a quello previsto per i pazienti oncologici, diverse famiglie hanno notificato, per iscritto, il loro rifiuto. «Non sottoporremo i nostri figli a quel trattamento». Anche in questo caso, ha replicato l'Azienda Mista, «è opportuno fare chiarezza: la profilassi chemioterapica per la tubercolosi non ha niente a che fare con la chemioterapia per i tumori. È un'altra cosa. I genitori possono stare tranquilli». Si tratta di un ciclo di terapia preventiva con un farmaco antitubercolare, chiamato Isoniazide, un normale provvedimento di prevenzione in pazienti non ammalati ma potenzialmente portatori di infezione tubercolare. Lo scopo è uccidere i batteri inattivi e impedire l'insorgere della malattia in futuro.
PROFILASSI «Finora», riferisce Pier Paolo Porcu, dirigente dell'istituto comprensivo Santa Caterina-Manno (cui la scuola Riva fa capo), «sono stati visitati solo i bimbi della scuola dell'infanzia. Su 70 ne mancano 4 ma saranno visitati presto anche questi». Nessun controllo sui 100 alunni della primaria. «Non ce n'è bisogno perché le classi si trovano in piani diversi», sostiene Porcu. Ma i genitori non la pensano così. «L'edificio è lo stesso», dice la portavoce dei genitori, Barbara Mascia, «il contatto tra scuola dell'infanzia e primaria c'è».
NIENTE RISCALDAMENTO Se molte famiglie hanno deciso di tenere i figli a casa, il motivo è anche un altro, meno allarmante, ma ugualmente serio. «Il riscaldamento è spento», denuncia Mascia, «le aule sono ghiacciate. Ci hanno detto che l'impianto funziona ma manca il collaudo». «Non è esatto», spiega il preside Porcu, «il collaudo è stato fatto. Il problema è burocratico, ma a breve sarà risolto e il riscaldamento verrà acceso».
Paolo Loche