Primo concerto Con Beethoven e Caikovskij alla guida della Filarmonica della Scala
Spiazzante, giovane, diversa: la Settima secondo Maazel
La sensibilità, l'istinto del maestro, è nella sua abilità di grande comunicatore. In quel lieve fremito della mano che traduce trilli e fioriture, negli attacchi guidati da un lieve cenno di capo, in tutta l'antologia di gestualità che l'hanno reso famoso negli anni e che riescono a soggiogare e a tenere il pubblico avvinto alla sua bacchetta.
A settantotto anni Lorin Maazel vive la sua seconda giovinezza. E il bello, ascoltandolo dirigere, è scoprire che gli anni non appannano la sua voglia di affrontare la novità, anzi la cercano a costo di sconcertare e sradicare qualche tenace luogo comune. Come fa con la Settima di Beethoven, che il pubblico del Teatro Comunale di Cagliari ha ascoltato stupito e incantato insieme. Perché non era proprio la Settima che tutti si aspettavano. Ma che poi è piaciuta a tutti. E tanto.
Di sicuro Maazel mantiene la verve che Cagliari ha imparato a conoscere. Quella dell'artista che non ama ripetersi, che sceglie di reinventare continuamente la musica e il suo modo d'interpretarla. A rendere grande e unico Lorin Maazel resta il rapporto immediato che stabilisce con l'orchestra che dirige e con il pubblico che lo ascolta. Il suo concerto di lunedì sera con la Filarmonica della Scala è diventato così un evento da ricordare e raccontare.
La Settima secondo Maazel sfugge le soluzioni consolidate. Investe sulla personalizzazione e vince la sfida. Anche perché a sorreggere l'idea interpretativa del grande direttore c'è un'orchestra come la Filarmonica della Scala, di grande talento, con un suono bello, pulito, di forte impatto. Prendendo alla sprovvista i fautori di Beethoven alla Karajan, tutto foga e veemenza, Maazel sceglie una lettura quasi delicata. La sua Settima è la diretta prosecuzione della Sesta e dello spirito Pastorale. Addolcendo il tema, smussando gli scatti, scivolando sulle pause senza enfatizzarle, il direttore sottolinea prima aspetti quasi bucolici, preferendo poi nell'allegretto un'eleganza discreta e dai toni lievi. E anche in quel trionfo di enfasi, affidato al rincorrersi di sincopi e contrattempi del prestissimo, trova modo di inserire un portamento flessuoso, accentuando i pianissimo.
Maazel fa crescere piano piano gli sviluppi tematici. Esalta l'ampia varietà di gradazioni dinamiche e soprattutto fa vivere la Sinfonia con un fraseggio dal respiro ampio e disteso. Conquista la velocità estrema giusto nel finale, investendo l'allegro con brio di frenesia accesa e vorticosa, in una sorta di catarsi scintillante.
Quello di Maazel e della Filarmonica della Scala è un universo interpretativo originale, ma comunque sempre collegato alla personalità dell'autore e alla genesi stessa delle opere proposte. Così nella Sinfonia n. 4 di Cajkovskij, Maazel segue il complesso intreccio della partitura per far emergere forte lo slancio impetuoso e la passionalità venata di malinconia. Un progetto realizzato curando aspetti minuti, dando spicco agli elementi trascurati dai più, per sottolineare con prepotenza l'idea d'insieme. La Quarta diventa così un lungo viaggio tra i tormenti di un'anima, dove il pizzicato dello scherzo è il coronamento di un discorso che si regge sulle splendide capacità interpretative della Filarmonica e sulla sua ricchezza timbrica, esaltata nelle diverse sezioni, dove i legni si impongono con voce brillante. Cagliari accoglie il direttore e l'orchestra ospite con il calore di sempre, riservando loro una vera ovazione. E il vecchio leone non si sottrae all'omaggio del pubblico, ricambiando con un bis che è un omaggio a Verdi, all'opera italiana, ritornando il Maazel che tutti conoscono e amano, con la Sinfonia della Forza del destino.
GRECA PIRAS