Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quando il cemento inghiotte il futuro

Fonte: L'Unione Sarda
4 dicembre 2013


Collettiva “In-Between, Urban Interference” a Palazzo di Città per “Da dove sto chiamando”
 

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Un monticello di terra scura, scosso ogni pochi secondi da un tremito che lo fa sobbalzare. Pulsa e sussulta, il cuore del pianeta, nell'installazione ideata dal musicista Manuel Attanasio per una mostra che al Palazzo di Città, fino a sabato, riflette sul rapporto tra gli uomini, la natura e il costruito. “In-Between, Urban Interference” è una ben allestita collettiva curata da Emanuela Falqui e Marco Peri nell'ambito del festival “Da dove sto chiamando”, evento prodotto da Autunno Danza e Signal in collaborazione coi Musei Civici di Cagliari. Praticamente unanimi, i dieci artisti invitati, nel condannare lo squasso dell'edilizia dissennata, dell'urbanizzazione forzata, della negazione di concetti come bellezza, armonia, rispetto del cosmo e dei posteri.
Mei Zqian stende su un pannello un semplice, eloquente, strato di cemento. Grigio, e fessurato da crepe che disegnano una mappa sinistra, con un manometro a segnare inutilmente la troppa pressione dell'antropizzazione . “The big Green”, video di Marta Anatra, registra le fasi di una vittoria dell'elemento vegetale sui mattoni: il viluppo delle prepotenti fronde di un Ficus copre e soffoca i ruderi di una vecchia caserma. I lavori di Vincenzo Grosso hanno un'impronta grafica ad alto tasso estetico ma rappresentano palazzi che si espandono e si dilatano, troppo vicini gli uni agli altri per non risultare minacciosi. Paolo Marchi fotografa una qualche periferia - come si sa, sono tutte uguali - sfaldandone i contorni, dissolvendo facciate, finestre e balconi in una sorta di nebbiolina polverosa. Più ottimista, ma con giudizio, Federico Carta dipinge su un'intera parete le radici e i rami di un risveglio botanico che sottrae spazio al cemento. Stefano Marongiu si richiama alle icone di Google Map, segnalatori in forma di birillo di tutto ciò d'interessante sta intorno a un determinato punto geografico. Macerie, un monitor e un manifesto che ritrae un bambolotto gigante seduto sui tetti di una megalopoli nel contributo di Stefano Fois. La ricerca sul campo di Alessandro Olla è durata parecchio tempo. In “I am because you are”, documenta - sempre alla stessa ora, il crepuscolo- alcuni momenti del processo di trasformazione accelerata dei paesaggi modernizzati in Cina ed Etiopia. Mixando immagini e suoni, oppone il silenzio dell'innevata Islanda ai rumori dei cantieri di Hang Zhou e Addis Abeba. In “Overlapping Discrete Boundaries”, Alessandro Carboni racconta con una performance la sua idea di confine. Ha comprato in Malesia scarpe e abiti usati. Li ha posizionati in fila, come fossero il lungo muro che divide il villaggio di Kampung Baru da Kuala Lumpur. Ha potuto così verificare che i colori degli indumenti (il rosso dei cinesi, il bruno degli indiani, il blu dei malesi) connotano una separatezza tra le etnie e allo stesso tempo sono elemento d'identità.
In Between significa ciò che sta in mezzo, il vuoto che può essere, o meno, riempito. I titoli dei lavori sono quasi tutti in inglese, gli autori sono nati in Sardegna negli anni Settanta e Ottanta. Hanno frequentato le accademie e gli istituti d'arte e qualcuno è laureato. Nonostante la giovane età hanno robusti curriculum ed esperienze internazionali. Ottime caratteristiche per affrontare l'argomento dell'architettura, elemento base per la civile coesistenza.
Alessandra Menesini