Gli agenti sostituiscono anche le moto, ma non si placano le proteste
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In questi anni le hanno utilizzate poco, anzi, pochissimo: le cronache raccontano di qualche sparo in aria nel 2002, durante l'inseguimento di un'auto che non si era fermata all'alt in viale La Plaia. Per il resto, le pistole dei vigili urbani sono quasi immacolate. Eppure il Comune le manderà in pensione presto, nonostante tutto, per sostituirle con 180 Beretta fiammanti. Nei giorni scorsi il servizio di Polizia municipale ha pubblicato il bando per sostituire le armi in dotazione al Corpo. Al costo di 146 mila euro (120 più 26 di Iva, ma si spera in un ribasso) verranno consegnate al vincitore dell'appalto le 225 Beretta, tutte calibro 7.65, di proprietà dell'amministrazione. In cambio arriveranno le armi nuove, grazie a un «contestuale ritiro in permuta», come dice la determina 10135. In pratica si danno le vecchie Beretta e si mettono sul piatto soldi, per avere in cambio un parco-armi nuovo di zecca la cui utilità è messa in dubbio, per ora off record, da molti agenti.
MOTO NUOVE Ma non è l'unico bando che riguarda gli agenti. Arriveranno presto anche altre moto. Saranno rottamate le vecchie (in tutto 35) e il Comune avrà in cambio 20 nuovi mezzi. L'amministrazione è alla ricerca di una due ruote con «motore bicilindrico 8 valvole», di «471 cc di cilindrata», potenza massima «di 35 kw», ovvero 48 cavalli. È probabile che la scelta possa ricadere sulle Honda Cb 500, che rispecchiano esattamente le precise esigenze messe nero su bianco nel capitolato d'appalto. La base di gara è di 244mila euro (200 più 44 di Iva), ma il criterio scelto per l'aggiudicazione, come nel caso delle pistole, sarà quello del «prezzo più basso». Si guarderà cioè il «prezzo complessivo offerto per la fornitura di tutti i motocicli, decurtato del prezzo offerto per il ritiro di tutti i motocicli che si offrono in permuta».
Ma le novità non hanno calmato gli animi all'interno del Corpo, che nei mesi scorsi è stato protagonista di diverse azioni di protesta. Al centro dell'attenzione c'è il servizio di lavanderia delle divise. Prima è stato negato il rimborso, poi il Comune ha dato in appalto la pulizia delle uniformi: le lamentele però non sono finite, perché il servizio prevedeva il lavaggio dei soli pantaloni e escludeva camicia e giacca. Lo scontro era culminato con lo “sciopero delle divise”: per mesi, buona parte degli agenti aveva lavorato in borghese, con una pettorina gialla come unico distintivo. L'amministrazione aveva anche avviato dei procedimenti disciplinari nei confronti degli agenti. Era stato anche chiesto intervento della commissione di Garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero, che nei giorni scorsi ha archiviato la procedura nei confronti del sindacato.
LA BATTAGLIA CONTINUA Così il Diccap ha inviato una lettera al sindaco e a tutto il Consiglio comunale in cui comunica la decisione e non esclude una richiesta di risarcimento danni. Nel documento firmato dal segretario regionale Giorgio Desogus si annuncia che potrebbero arrivare di nuovo «analoghe forme di protesta» e spiega che la commissione di Garanzia ha bloccato il procedimento, accertando che le azioni dei vigili erano semplicemente una «singolare forma di protesta», in più non si sarebbe verificata «alcuna astensione collettiva», che poi «non ha causato alcun disservizio all'utenza». Non solo: alcuni passaggi dei procedimenti disciplinari erano stati pubblicati nella bacheca del Corpo e il sindaco in Consiglio comunale definì «illegittimo» il comportamento degli agenti, «in diretta streaming televisiva». Tutto questo per il sindacato ha prodotto «un danno d'immagine rilevante». Ecco perché la fine dello scontro potrebbe essere ancora lontana.
Michele Ruffi