Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La voglia di correre liberi per il mondo E poi

Fonte: La Nuova Sardegna
7 maggio 2008

La voglia di correre liberi per il mondo E poi «Tutto torna»


Domani a Cagliari e venerdì a Sassari il film di Enrico Pitzianti con le musiche di Gavino Murgia

WALTER PORCEDDA
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Massimo, come Ruggero Gunale protagonista de «Il quinto passo è l’addio», romanzo di Sergio Atzeni, solo sul ponte del traghetto della Tirrenia guarda la città bianca che si allontana. Le sue vecchie torri, i bastioni invalicabili, i palazzi nobiliari spagnoli «color catarro» del Castello e quelli ottocenteschi e decaduti affacciati sul lungomare, incastrati gli uni con gli altri nella visione, come il gioco di un puzzle non risolto. Massimo in fuga, come quell’altro eroe perduto. Eppure diverso. Con la voglia di correre e aprirsi al mondo. Di conoscere e scoprire. Via, libero. Anche di riapprodare, un giorno, in questi lidi. Perchè alla fine «Tutto torna», come recita il titolo del lungometraggio, opera prima del regista cagliaritano Enrico Pitzianti - già apprezzato documentarista -, da domani in prima visione all’«Odissea» di Cagliari (ore 19 e 21) e venerdì al «Quattro Colonne» di Sassari (ore 18 e 21) alla presenza di regista e attori, poi via via nel resto dell’isola e infine nel continente dal 30 maggio. Un po’ commedia, un po’ dramma leggero. Sostenuto e accompagnato da una elegante e frizzante colonna sonora del sassofonista nuorese Gavino Murgia. Soprattutto atto d’amore verso Cagliari e a uno dei suoi più bei quartieri, la Marina, rione multietnico e cuore pulsante di una metropoli che si protende verso il mare e il mondo. Con le vecchie case fatiscenti, le botteghe artigiane, i ristoranti etnici, le sue piazzette, le gallerie d’arte dove si incrociano scrittori ed extracomunitari. Una città mediterranea con un’anima sudamericana. Punto di arrivo e di partenza, soprattutto. Dove un giorno giunge il giovane letterato Massimo, partito da un paese del Nord Sardegna (l’esordiente e promettente Antonio Careddu) e da dove poi, un giorno deciderà di andare via.
Ecco così uno sguardo non banale e contemporaneo sul tema dell’emigrazione. «Dell’andare e del tornare - ha spiegato ieri mattina il regista dopo l’anteprima per la stampa - Con un’apertura necessaria in tempi come questi di recrudescenza razzista nei confronti di chi arriva a casa nostra in cerca di lavoro. Dobbiamo accogliere e imparare a conoscerli».
D’altra parte questa storia era nata proprio da due migranti un po’ speciali, lo stesso regista e lo scrittore Paolo Maccioni (con il quale ha poi messo giù il soggetto che la sceneggiatrice Antonia Iaccarino ha preso in mano) che dieci anni fa vivevano a New York. Lì avevano immaginato la vicenda che poi il regista ha ambientato nel capoluogo regionale. «Fu vedendo il film «Pesi Leggeri» di Enrico Pau che aprii gli occhi e mi resi conto - dice il regista - che questa era una vera città». Perchè «Tutto torna» fotografa «una storia metropolitana, assolutamente normale, raccontata con toni freschi. Forse la pellicola - aggiunge - è stilisticamente azzardata, un po’ fuori dai canoni del genere, con i suoi toni surreali e grotteschi, ma spero piaccia così al pubblico».
A innervare la storia principale, i tanti fili di molte altre e dei personaggi in campo resi in modo perfettamente funzionale al film dagli attori, quasi tutti sardi. Su tutti Piero Marcialis, coprotagonista di grande temperamento, il bravissimo, come sempre Massimiliano Medda, la sorpresa e rivelazione Nino Nonnis, scrittore che interpreta sè stesso con autoironia. E poi, la cantante Clara Murtas, Nicola Macciò, alias Joe Perrino, Gabor Pinna etc... Di rilievo anche l’interpretazione della cubana Yonaiki Broch Montano nel ruolo di un trans. Scoperta per caso dal regista a Cuba, durante una vacanza. «Appena la vidi sul Malencon - racconta Pitzianti - capii che era lei, quella che cercavo. Mi avvicinai e le chiesi se volesse recitare in Italia. Yonaiki naturalmente pensò in un primo momento che volessi abbordarla... Non fu facile poi ottenere il permesso perchè venisse in Italia. Comunque, una volta a Cagliari si è inserita immediatamente assieme ai suoi compagni di lavoro. Posso dire che tutti hanno lavorato tantissimo e sodo».
Un cast insomma, di livello professionale. «In Sardegna - dice Pitzianti - c’è una potenzialità attorale straordinaria, ma credo che per la nascita di un’industria del cinema i tempi siano ancora lontani e le professionalità ancora poche». La Film Commission? «I commissari hanno fatto tutto il possibile per agevolare le riprese ma per quanto riguarda i servizi alla produzione, questi non sono mai stati erogati. Tranne una stampante e fax che dopo tre giorni s’è rotta». E, visto che ci siamo, ecco qualche sassolino fuori dalla scarpa. «Il futuro non è roseo, soprattutto dopo lo scempio della legge regionale per il cinema, non si capisce se per interessi di bottega o altro. Adesso sarà molto più difficile realizzare film. È possibile che i politici del Consiglio (da me non invitati), non abbiano capito che il cinema sardo sta sollevando un caso a livello nazionale? Sono usciti nei primi mesi dell’anno ben cinque film di registi da Mereu a Grimaldi, da Cabiddu in tivù a Pau e dalla Regione non è giunto alcun segnale d’attenzione».