La presidente del Fai Giulia Maria Crespi sarà domani a Cagliari
«Tutte le volte dicono che non succederà più. Invece poi ci sono le calamità, le tragedie, i morti, i costi allucinanti». Villagrande nel 2004, Capoterra nel 2008. «E San Teodoro nel 2009. Ora tocca a Olbia, è molto triste». Non sono parole di circostanza: Giulia Maria Mozzoni Crespi, la Signora del Fai, è davvero colpita dal lutto di una regione che ha scoperto decine di anni fa, quando non era di moda, e che da allora è diventata la sua seconda casa. «Ho molti amici, vivo per alcuni mesi all'anno a Porto Raphael, frequento l'Isola da più di 50 anni, sento il dolore dei sardi».
Quando, molti mesi fa, ha deciso di organizzare a Cagliari un incontro nazionale per discutere di ambiente e territorio non poteva immaginare che sarebbe arrivato pochi giorni dopo il ciclone Cleopatra col suo carico di acqua, devastazione e morte. Invece, il convegno che si aprirà domani al teatro Massimo di Cagliari, si inserisce per forza nel dibattito sulla cementificazione del letto dei fiumi, l'utilizzo di materiale di scarto per strade e ponti, la mancata pulizia dei torrenti, i sottoscala trasformati in abitazioni, i condoni edilizi. «Il piano paesistico regionale voluto da Renato Soru andava corretto ma era sulla buona strada»: la Crespi non ha mai nascosto le sue simpatie per l'ex presidente della Regione. «Quello di Ugo Cappellacci, invece, lo stravolge. Progettano campi da golf che hanno bisogno di case e di ristoranti e di supermercati, e così si ricomincia a costruire».
Per la presidente onoraria del Fai esiste un nuovo modello di sviluppo e la Sardegna può addirittura farsi esempio per altre regioni. «Ci vuole un piano paesistico serio e severo che non ammetta deroghe. Il territorio sardo è bello quanto delicato. Erano stati illusi i sardi quando hanno costruito sulle coste seconde case che poi tengono chiuse per dieci mesi all'anno. Il facile guadagno dell'oggi porta alla rovina del domani».
Qual è la proposta?
«Un serio aiuto all'agricoltura, bisogna spingere i ragazzi a tornare alla terra e favorire l'artigianato. Mi ha molto rattristato la storia di Petra sarda a San Pantaleo: facevano meravigliose porcellane che vendevano in tutto il mondo. Ora la fabbrica è chiusa e due uomini di 50 anni con famiglia sono disoccupati».
Bisogna tornare al fare, al lavoro manuale?
«E vendere, dai coltelli di Pattada ai cesti, prodotti straordinari».
Il titolo del convegno suggerisce un collegamento tra agricoltura, paesaggio e territorio.
«L'agricoltura lega tutto. Le costruzioni come anche le strade occupano terreni agricoli. Sono paesaggi anche i boschi, in gran parte tagliati o bruciati, talvolta con la complicità degli speculatori. E un terreno coi boschi inceneriti, gli alvei dei fiumi cementificati, i torrenti non curati porta disastri».
Crede davvero che il rilancio, economico e occupazionale, parta da un ritorno all'agricoltura?
«Bisogna sburocratizzare, certo: oggi costa meno importare dall'estero che produrre sull'Isola. Servono leggi chiare, invece il governo pensa di vendere le spiagge».
Brutta idea quella di privatizzare i litorali.
«I beni pubblici devono restare del demanio».
E Budelli?
«Se il Fai avesse avuto i soldi avrei chiesto di comprarla. Bisogna evitare anche solo il rischio che i paradisi della Sardegna perdano la loro magia. Non è un caso se da due, tre, forse anche quattro anni l'Isola, che sembrava l'Eldorado, è meno frequentata».
Colpa della cementificazione delle coste?
«La gente vuole posti belli e incontaminati».
E costi contenuti.
«Si spende meno per un week end a Dubai: il sistema dei trasporti deve essere cambiato e adeguato alle nuove esigenze. E poi, mi lasci dire, non dimentichiamo Caprera».
Che succede a Caprera?
«Chiude la scuola velica, conosciuta in tutto il mondo».
Non bisogna dimenticare neppure la Sardegna dell'interno.
«Conosco le opere d'arte antiche e i panorami straordinari, ho fatto passeggiate indimenticabili nel Supramonte. Bisogna anche favorire i gusti che cambiano: penso al trekking, al cavallo, alla moto (che personalmente detesto). Occorre innovare e proporre in modo da attrarre turisti anche d'inverno, tanto la Costa Smeralda vive solo in luglio e agosto. La Sardegna ha paesaggi, bellezze, arte, manufatti. E uomini. Avevano tanta voglia di lavorare ma ora sono delusi, si sentono abbandonati. Il continente si occupa di loro adesso perché c'è stato l'alluvione ma farà in fretta a dimenticarli. Il convegno di domani non vuol essere solo critica ma anche incitamento e richiamo, presa di coscienza dei valori dell'Isola».
Per questo motivo il Fai ha invitato i ministri dell'Ambiente e delle Politiche agricole?
«Sì e spero che confermino la loro presenza. Se in questo momento c'è una necessità legata alle loro competenze questa è in Sardegna».
Lei parla come una sarda nonostante l'accento lombardo.
«Vuole che le racconti la mia prima volta in Sardegna? Era il 1959 e non sapevo nulla di una regione che consideravo lontanissima. Sono sbarcata a Porto Torres e andavo verso sud con alcuni amici. Mi ero fermata per appartarmi dietro un masso. Quando sono sbucata ho visto due buoi che tiravano un carro col feretro; dietro avanzavano uomini a cavallo in orbace e poi una donna in costume. Silenzio assoluto e poi un canto. Ecco, quell'immagine mi ha stravolto: ho visto un mondo diverso, antico, vero. Mi sono innamorata».
Ed è tornata.
«E ho visto tutti i cambiamenti. Ho tanti amici, e non in Costa Smeralda, alcuni sì ma non è il posto dove io vado. Frequento coltivatori, pastori, medici galluresi e del Sassarese, vengono a trovarmi e mi raccontano i loro drammi, le loro pene. Ho visto crescere la sicurezza dell'evoluzione del mattone e l'abbandono della terra. I carciofi a punta è difficile trovarli, la vostra ricotta - unica al mondo - è fatta con le farine. I drammi li conosco e li vivo. So dei veleni, delle raffinerie, del mare della Maddalena dopo il mancato G8. E proprio perchè conosco la situazione dico: ci vuole un desiderio di ricostruzione».
Maria Francesca Chiappe
Due mostre a Villa Satta, un allestimento degli studenti e Sciola
Dibattito coi ministri
Nunzia De Girolamo e Orlando al teatro Massimo
L'obbiettivo è dichiarato: accendere i riflettori sulle occasioni di sviluppo che la Sardegna deve e può cogliere. Il convegno del Fai (fondo ambiente italiano) in programma domani, dalle 9 alle 18, al Teatro Massimo di Cagliari, sotto il titolo “Sardegna, domani! Terra Paesaggio Occupazione Futuro” si concentrerà sulle risorse e le potenzialità della Sardegna per un rilancio economico della regione.
Sono previsti gli interventi del ministro delle Politiche agricole Nunzia de Girolamo e dell'Ambiente Andrea Orlando.
Parteciperanno lo stilista Antonio Marras, i presidente del Fai Andrea Carandini (sarà intervistato dai direttori de L'Unione Sarda Anthony Muroni e de La Nuova Sardegna Andrea Filippi), la presidente onorario del Fai Giulia Mozzoni Crespi, lo scrittore Marcello Fois, il presidente della Regione Ugo Cappellacci, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda.
Le tavole rotonde saranno moderate dai giornalisti Gad Lerner e Pasquale Chessa.
Il Fai ha organizzato anche tre mostre: due a Villa Satta sui paesaggi rurali storici e le città della terra; la terza, dedicata alla Sardegna, sarà allestita dagli studenti dell'istituto europeo al Teatro Massimo. Le mostre rimarranno aperte al pubblico e alle scolaresche fino al 5 dicembre. Sarà allestita anche una delle Pietre sonanti di Pinuccio Sciola.
La giornata, organizzata per il Fai dall'archeologa Maria Antonietta Mongiu, è aperto al pubblico: ci si può iscrivere sul sito www.faisardegnadomani.it.