A Cagliari il maggiore rappresentante della Chiesa Cattolica D’oriente, Gregorio III Laham. Il saluto alla Sardegna: “Solidarietà per i familiari delle vittime dell’alluvione e auspicio per la pace nel medio Oriente”.
CAGLIARI - “Quello che ci unisce è molto più di quanto ci divide”. Queste le prime parole alla Chiesa di Cagliari, da parte di Gregorio III Laham, Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, di Alessandria, e di Gerusalemme, della Chiesa Greco Melchita Cattolica. Giunto oggi in Sardegna dove si tratterrà fino a domani, ha incontrato assieme all’arcivescovo Arrigo Miglio la stampa e le massime autorità di Cagliari, tra cui il sindaco Massimo Zedda.
“Sono tanti i legami che uniscono la Sardegna all’Oriente – ha precisato l’arcivescovo Miglio – la fede in san Costantino, Sant’Elena, e poi gli ordini patriarcali cavallereschi dei Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro, a cui si aggiunge da oggi l’Ordine di Santa Croce di Gerusalemme”. “Anche noi riconosciamo lo stesso Papa, non siamo ortodossi ma cattolici – ha fatto eco il Patriarca – la nostra fede, sia una ‘Bonaria’da respirare a pieni polmoni”. Nel suo discorso il massimo rappresentante dei cattolici in Oriente ha toccato molti temi, a cominciare dal difficile rapporto con l’Islam: “Noi siamo una minoranza e da sempre conviviamo, il nostro ruolo non è convertire ma essere presenza, comunione tra di noi e testimonianza agli altri della nostra fede”.
Il discorso si è caricato di preoccupazione quando è stato toccato l’argomento della situazione in Siria: “Abbiamo avuto villaggi ridotti a un deserto, persone costrette a scappare per la loro fede. Sono 9 milioni i profughi dalla Siria, e di questi 450mila i cristiani: e poi 60 chiese distrutte, 12.000 morti". Poi rivolto alle vittime dell'alluvione nella nostra isola: "Sono solidale a tutti voi in Sardegna per i paesi distrutti e le persone morte" ha detto Gregorio III.
Ma qual è il ruolo della Chiesa in questa crisi? “Noi purtroppo non abbiamo più amici, ma interessi – ha denunciato il patriarca – i media distorcono la realtà per fini propagandistici, gli altri Paesi chiedono alla Chiesa di schierarsi, pro o contro il regime, ma noi stiamo solo da una parte: quella del nostro paese. Vogliamo andare oltre, costruire ponti, e non muri”.
L’esortazione più forte va affinchè si trovi “una vera concreta soluzione alla crisi in medio Oriente” e il primo passo, dopo la pacificazione in Siria, dev’essere “il riconoscimento dello stato di Palestina. Queste sono le chiavi per la pace non solo in Oriente ma nel mondo”.
Nel resto del suo discorso il patriarca ha ricordato altri punti di contatto tra Oriente e occidente, a cominciare dal fatto che è stata la chiesa d’Oriente la prima ad aprire a un rito in lingua diversa da quella latina. Ha poi ricevuto in dono dall’arcivescovo un piccolo presepe, un libro della collana “Sardegna da salvare” dedicato al Parco Geominerario della Sardegna, e un piccolo depliant sulla visita del Papa a Cagliari. A sua volta Gregorio III ha regalato a miglio un telo che ritrae la deposizione di Cristo nel sepolcro.