Abbassato da 150 a 90mila il tetto per il contributo di solidarietà. Nessuna decisione su Bankitalia
di Andrea Di Stefano wROMA Scoppia anche il caso pensioni. Ieri è saltato l’emendamento dei relatori sulla rivalutazione delle pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (2mila euro) e il contributo di solidarietà è stato abbassato a 90 mila euro dai precedenti 150mila. Violenta la reazione dei sindacati: «Il governo Letta trovi la forza e la volontà politica di dare un segno tangibile di cambiamento. Rivalutare le pensioni rappresenta un modo per ridurre concretamente le disuguaglianze perché sono anni che il potere d’acquisto dei pensionati viene duramente colpito», ha dichiarato il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. Bankitalia. Sul tavolo del governo è rimasto anche il decreto sulla rivalutazione delle quote dell’istituto centrale. Le banche azioniste della Banca d’Italia verseranno nel 2013 gli 1,2 miliardi di euro al fisco per la rivalutazione delle quote solo se il decreto sarà convertito in legge entro la fine dell’anno. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ieri ha ribadito che «se si vuole il decreto, che andrà al primo Cdm, può essere approvato in tempi brevissimi». Senza una conversione definitiva, ha spiegato Patuelli, Banca d’Italia non potrebbe convocare la necessaria assemblea. Il presidente dell’Abi sposa la valutazione delle quote effettuata dal rapporto dei tre saggi, nominati dalla Banca d’Italia, che è stata fatta propria dal Tesoro. In base a questa stima, che attribuisce un valore fino a 7,5 miliardi di euro, le banche possono procedere alla rivalutazione delle quote sfruttando l’adeguamento per evitare aumenti di capitale e in cambio versando allo Stato le imposte sulle plusvalenze. Patuelli ha quindi difeso la natura e le finalità dell’operazione dalle critiche: «Si tratta di rimediare a una situazione che vede le quote valutate 156mila euro, lo stesso valore dei tempi della guerra d’Etiopia» allineandosi al modello della Federal Reserve Usa di azionariato diffuso e che avrà effetti sul patrimonio degli istituti di credito fornendo al fisco un gettito extra. Per il banchiere, inoltre, con l’aumento della redditività delle quote (il rapporto ipotizza il 6%), queste «divengono appetibili per investitori nazionali di lungo termine» che potrebbero così rilevare le quote in eccedenza dei due maggiori gruppi bancari (Unicredit e Intesa Sanpaolo) i quali, per frutto delle aggregazioni, hanno finito per accentrare complessivamente oltre il 60% del capitale dell’istituto centrale.