Legnini: nessuno pagherà di più sulla casa. Smentita l’ipotesi-beffa di un ritorno della tassa sulla prima abitazione
LA CRISI
di Andrea Di Stefano wROMA
Palazzo Chigi cerca di buttare acqua sul fuoco ma con l’approssimarsi della riunione del Consiglio dei ministri di martedì, che dovrà varare il nuovo decreto per le coperture connesse alla cancellazione della seconda rata Imu, cresce la confusione e la tensione politica. Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, ha detto che «nessuno deve pagare di più di quanto pagava prima, anzi meno, soprattutto le fasce deboli». E ha cercato di allontanare lo spauracchio di un aumento delle accise sui carburanti: «Non ci sarà alcun aumento della benzina», ha assicurato. Il prossimo Consiglio dei ministri discuterà di questa ipotesi, come «clausola di salvaguardia differita nel tempo. Ci sarà quindi tutto il tempo per non farla scattare». Insomma la norma c’è ma non scatterà immediatamente. Beffa prima casa? Sul governo pesa, però, un’altra tegola: la copertura dell’incremento dell’aliquota Imu decisa da molti Comuni. Nella prima bozza del decreto i tecnici del Tesoro avevano ipotizzato che l’eventuale scostamento fosse a carico dei contribuenti. In altre parole una mazzata per le famiglie più povere: decine di Comuni, a partire dalle città più grandi come Milano e Palermo, hanno deliberato di portare l’aliquota dal 4 al 6 per mille. Per un bilocale a Milano con rendita fiscale di 60mila euro significherebbe versare 120 euro, per il 2 per mille, contro i 40 dello scorso anno con un incremento del 200%. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia complessivamente oltre 500 milioni indispensabili per poter varare i bilanci consuntivi 2013 dopo le furiose ondate di tagli e i problemi suscitati dalla cancellazione di prima e seconda rata dell’Imu. Enrico Letta ha però ribadito che «la seconda rata Imu non sarà pagata» e quindi i tecnici stanno studiando un artificio contabile: i Comuni mantengono l’entrata iscritta a bilancio ma l’amministrazione centrale dello Stato erogherà solo nel 2014 i rimborsi effettivi. Uno stratagemma che rischia di riaprire i contenziosi con Bruxelles dato che il trasferimento, pari allo 0,03-0,04% del Pil, rischia di far saltare il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil richiesto dall’Europa. Sigarette, accise e cuneo. Intanto prosegue molto tortuoso il percorso della legge di stabilità al Senato. Ieri il governo ha depositato in commissione bilancio due emendamenti che fanno slittare dal 2014 al 2015 l’aumento del prezzo delle sigarette, con oneri «pari a 50 mln di euro per il 2014», e confermano a decorrere dal primo gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2018 l’incremento dell’accisa sui carburanti con l’obiettivo di maggiori entrate nette non inferiori a 220 milioni di Euro per il 2017 e 199 per il 2018. Porta invece la firma della relatrice Rita Ghedini (Pd) l’emendamento approvato ieri che prevede un incremento del taglio al cuneo sino a 225 euro per i redditi tra i 15mila e i 18mila euro con un abbassamento della soglia massima ai redditi sino a 32mila euro e il completo azzeramento a quota 35mila. Portabilità conti correnti, election day e auto sequestrate. La portabilità dei conti correnti sarà a costo zero, dal 2014 le elezioni saranno solo la domenica e le vetture sequestrate saranno vendute o rottamate. Sono i contenuti di altre modifiche proposte dai relatori insieme alla reintroduzione del garante fiscale, la riduzione dei contributi previdenziali nel commercio e il via libera alla mediazione, senza pagare interessi e sanzioni, anche per i contributi previdenziali. Percorso accidentato. Relatori e governo hanno presentato un pacchetto di 17 proposte di modifica. La legge di stabilità approderà al Senato al massimo lunedì pomeriggio. «Facciamo tutte quello che possiamo in questo passaggio parlamentare» ma alcuni temi, come «gli stadi», sottolinea Legnini, «verranno affrontati alla Camera», in seconda lettura. «Se il governo dovesse chiedere la fiducia - conclude - lo farà sul testo da consegnare all’aula».