Durante la prima serata del premio “Andrea Parodi” il tenore di Porto Torres è stato premiato con l’Albo d’Oro
di Sabrina Zedda wCAGLIARI
Da ragazzino di Andrea Parodi era un grande fan: «Lo vedevamo arrivare a Porto Torres con la sua bella macchina e cominciavamo a corrergli dietro». Chi l’avrebbe mai detto che anni dopo, con qualche lacrima di commozione, Francesco Demuro sarebbe stato premiato in una manifestazione dedicata proprio al suo idolo? Tra i tenori più quotati in tutto il mondo, l’artista torresino ha ricevuto ieri l’Albo d’oro, che il Premio Parodi, dedicato alla world music, assegna a chi tiene alto nel mondo il vessillo della cultura sarda. Classe 1978, viso pulito e una gran voglia di tornare a vivere in Sardegna, Francesco Demuro il suo premio l’ha ricevuto giovedì all’Auditorium comunale durante la prima serata della kermesse dedicata alle giovani leve musicali (stasera la finale con la proclamazione del vincitore). «Andrea Parodi poteva sembrare assorto o assente – ricorda ancora Demuro, che con l’ex leader dei Tazenda, scomparso sette anni fa ebbe una breve collaborazione – La realtà, invece, è che Andrea era sempre alla ricerca di suoni e idee musicali. Qualcuno che elaborava di continuo cercando nuovi percorsi ». Parlando del riconoscimento avuto Demuro – alle prese con un lungo tour – confessa che ha provato «una grande emozione nel ricevere un premio dalla mia terra. E’ grazie ad essa che devo il mio successo». Partito con il Canto a chiterra logudorese, il tenore ha saputo imporsi conquistando il pubblico dei maggiori teatri del mondo, compreso il Metropolitan di New York dove ha debuttato nei panni di Alfredo nella “Traviata” di Verdi. Una carriera costellata di successi e segnata dal talento di chi ha costruito un ponte tra la musica popolare e colta. Termine quest’ultimo, che al cantante non piace. «Quando è fatta ad alti livelli – spiega infatti - la musica diventa tutta colta, sia che si tratti del bel canto che delle cantate popolari». La conferma a Demuro è arrivata dall’esperienza diretta, a confronto con musicologi, ma anche semplici appassionati, incontrati nelle varie parti del globo. «Sono rimasti affascinati perché si tratta di un canto popolare e originale che appartiene solo a noi. Un po’ quello che è successo con il canto a tenore che, non a caso, è stato dichiarato dall’Unesco un patrimonio dell’umanità». Un vero ambasciatore della cultura sarda nel mondo Demuro, che ha saputo riconoscere e portare avanti la sua forte passione sin da piccolo tirando dritto per la sua strada. D’altronde, l’amore viscerale dell’artista per la sua terra è totale e non si ferma alla sola musica: «Ogni volta che torno in Sardegna – confida con voce commossa – fiorisco come la primavera. Il mio sogno è quello, prima o poi, di tornare a vivere qui». Nella sua Porto Torres, certo, ma immaginata diversa da come si presenta oggi: «Mi piacerebbe che un giorno, arrivando dal mare, possa vedere non più le ciminiere ma un paesaggio più in armonia con la natura. La Sardegna avrebbe potuto essere tra le regioni più ricche d’Italia se solo avesse puntato su turismo e cultura, invece sono stati sbagliati gli investimenti». Amarezze di un sardo che ama la sua terra e la sua gente profondamente addolorato del ciclone che ha devastato mezza isola. Proprio alle vittime di questa terribile catastrofe l’altra sera Francesco Demuro al “Parodi” ha dedicato, stravolgendo un po’ la scaletta iniziale, l’”Ingemisco”, tratto dal Requiem di Verdi.