Convincente messinscena al Massimo di “Quando la moglie è in vacanza”
Leggerezza e attualità con Ghini e la Santarelli
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Un bell'appartamento pingue di libri, una scala elegantemente arricciata e una terrazza spudoratamente tuffata sui panorami del fascino eterno che Roma possiede. Questa la casa, riportata ai contesti italiani, in cui si consumano i turbamenti del maschio di mezza età rappresentato in “Quando la moglie è in vacanza” di George Axelrod. La commedia, allestita da La Pirandelliana per la regia di Alessandro D'Alatri, apre in leggerezza la stagione di prosa Cedac al Massimo di Cagliari, dove si replica sino a domenica. Nella scenografia disegnata da Aldo Buti si muove il padrone di casa, interpretato da Massimo Ghini. Un manager dell'editoria che, rimasto a lavorare in città mentre moglie e figlio sono in vacanza, dovrà affrontare se stesso davanti alla nuova conturbante inquilina del piano di sopra (ruolo affidato a Elena Santarelli) e tentare di resistere a un'inesorabile attrazione.
L'incontro sarà colpa di una pianta di limoni che cade dal piano di sopra, con l'inevitabile gioco di parole ad allusività di composto impatto (limoni/meloni) in richiamo a quello del testo originale (qui la traduzione è di Edoardo Erba), e l'invito a bere. Le inquietudini irrisolte del singolo e riversate nella relazione sono inizialmente espresse dalla galleria di personaggi femminili nel dialogo con la moglie. E gli interrogativi, la gelosia, il darsi reciprocamente per scontati nella vita coniugale torneranno in chiave onirica mentre l'uomo sta sui carboni ardenti dell'opportunità di cedere. Le manie erotiche sono esplorate in un gioco teatrale tra l'uomo e il suo alterego, cioè dallo stesso Ghini nei frammenti video usati dal regista per scandire due tempi narrativi e lasciarne uno a scansione delle insicurezze umane. La conturbante ragazza di Latina, con le sue ambizioni di sfondare come modella e attrice, diventa il sogno erotico da respingere o consumare. La società e le sue regole? L'analista, che non resta indifferente alla giovane, consiglia al marito il “vigoroso diniego” di atti fedifraghi. Placidamente suggerisce un sano onanismo quale ottimo placebo per il matrimonio. L'ipocrisia è di scena.
Massimo Ghini riesce a tendere le corde giuste del suo personaggio, preservandolo nella freschezza di ruolo anche nei momenti ad alto rischio di cliché interpretativi e ben si presta nel canto delle musiche originali di Renato Zero. Ed Elena Santarelli, via via che la commedia procede, è sempre più aderente nell'incarnazione della sua protagonista. Funziona tutto il cast (Anna Vinci, Clara Costanzo, Francesca Pisanello, Chiara Rosignoli, Luca Scapparone e Davide Santoro) e D'Alatri, seminando riferimenti culturali nostri, vince la sfida di riportare in scena un testo classico. La commedia, accanto alla leggerezza, conserva la sua attualità, racconta i pruriti dell'uomo medio e critica il perbenismo sociale. Inseguendo le ansie e i soggiorni dell'anima che, per dirla con le parole della canzone, è farfalla. E non sai dove si poserà.
Manuela Vacca
@ManuelaVacca