Dati negativi in tutti i settori, unica eccezione le attività degli ambulanti
Confesercenti: «Ripresa? Sono solo stupidaggini»
«Ripresa? Tutte stupidaggini. Capisco il voler essere ottimisti, ma non bisogna prendere in giro la gente». Il leader di Confesercenti, Roberto Bolognese, non usa mezzi termini per criticare chi dice che l'economia dà segni di miglioramento. La crisi del commercio, per quello che riguarda Cagliari e hinterland, è ancora a livelli preoccupanti. Quantomeno questo dicono i dati forniti dal centro studi della Confesercenti regionale, secondo i quali quasi tutti i settori continuano ad avere un saldo negativo tra aperture e chiusure delle attività commerciali nei primi otto mesi del 2013.
I NUMERI La situazione più complicata è forse quella del commercio al dettaglio: le imprese registrate sono 6.309 (5.068 quelle non alimentari e non specializzate, 1.241 quelle alimentari), le iscrizioni sono state 120, le cessazioni ben 265. Un saldo negativo evidente: - 145. Non è certo in migliori condizioni il settore delle imprese di alloggio e di somministrazione di alimenti e bevande, un tempo redditizie: in provincia quelle registrate sono 3.465, le iscrizioni nei primi otto mesi dell'anno sono state 74, quelle cancellate 124, con un saldo di - 50.
LA NOTA POSITIVA L'unico dato confortante riguarda le attività ambulanti, che in provincia sono 2.867: 159 iscrizioni e 75 cancellazioni, con un più che significativo + 84. «Queste attività rappresentano l'ultimo baluardo del commercio - afferma Bolognese - l'ultima frontiera prima del disagio sociale. Ma anche questo settore, se guardiamo nel dettaglio, ha tanti problemi. Non possiamo certo essere soddisfatti».
CONFESERCENTI Bolognese ci tiene a sottolineare che i dati sono stati presi per difetto: «Tanti commercianti hanno chiuso ma non si sono cancellati dalla Camera di commercio, quindi risultano ancora “attivi” - spiega - così come sono moltissime le persone che sopravvivono, ma che sono sull'orlo del baratro». Tanti anche i negozianti che loro malgrado non riescono più a sostenere le spese: «C'è chi non riesce più a pagare l'affitto - prosegue Bolognese - anche perché i prezzi continuano a essere in linea con quelli degli anni '90, una cosa incredibile». Canoni insostenibili: «Nel centro storico parliamo di 35 euro a metro quadro - prosegue - è ovvio che queste condizioni non fanno altro che incentivare la mortalità delle aziende e la continua rotazione». Senza contare il costo del personale, e l'aumento dell'Iva: «Tutte cose che da una parte scoraggiano gli acquisti della gente - conclude Bolognese - dall'altra sommergono le aziende di costi impossibili da affrontare».
Piercarlo Cicero