Dopo l'altolà del ministero il presidente all'attacco nel giorno della presentazione
Cappellacci: pronti a inserirlo nella Vertenza Sardegna
«Sul Ppr andiamo avanti, non sarà un'azione piratesca del governo a fermarci». Ugo Cappellacci non molla di un centimetro. E nel giorno della presentazione del nuovo piano paesaggistico agli amministratori e alle associazioni del Cagliaritano (domani dalle 9,30 replay a Sassari all'hotel Grazia Deledda), lancia dalla Fiera campionaria un anatema contro il ministero dei Beni culturali: «Se il governo dovesse mettersi di traverso e fare ricorso contro il Piano paesaggistico dei sardi alla Corte costituzionale, siamo pronti a far entrare la revisione nel contesto più generale della Vertenza Sardegna».
LA SFIDA In sostanza la sfida è stata raccolta, dopo l'altolà del ministero dei Beni culturali che, per voce del sottosegretario Borletti Buitoni, non più tardi di una settimana fa, aveva messo in dubbio la legittimità delle procedure seguite per l'approvazione annunciando, oltre che un ricorso alla Consulta, la richiesta di una sospensiva di validità. Il presidente della Regione ha rivolto un appello a chi critica la pianificazione: «Invito tutti a valutare il Ppr a carte scoperte, senza pregiudizi di tipo ideologico. La Giunta ha coinvolto tutti, pure le associazioni ambientaliste, e dice il falso chi sostiene che questo piano riverserà sull'Isola milioni di metri cubi di cemento». Smentisce inoltre che si tratti di un Ppr elettorale: «La revisione è stata preceduta da un lungo processo di partecipazione delle comunità locali», ha proseguito Cappellacci. «Quindi, direi che chi ha una posizione preconcetta sta solo cercando pretesti per andar contro a tutti i costi».
PARTECIPAZIONE Per il governatore, il seminario informativo di ieri a Cagliari - il primo di una serie di incontri che, dopo Sassari, entro fine mese toccherà Oristano e Nuoro - «è un'operazione di trasparenza in linea e in coerenza con il percorso nato nel 2009 con Sardegna Nuove Idee». All'evento hanno preso parte 400 persone: 200 amministratori comunali e provinciali, oltre che i rappresentanti di ordini professionali, organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste e quelle di categoria, rappresentanze delle università, dei consorzi, delle autorità portuali di parchi e aree marine protette e semplici cittadini. Durante i lavori Cappellacci ha sottolineato quale sia stata la filosofia alla base della revisione del Piano paesaggistico regionale, e la stretta necessità di aggiornare il precedente strumento paesaggistico in funzione delle novità legislative introdotte negli anni. «L'aggiornamento del Ppr ha risposto all'esigenza di rilanciare lo sviluppo territoriale della Sardegna, ingessata da regole sbagliate imposte dall'alto. Con il lungo e duro lavoro messo in campo in questi anni abbiamo dovuto porre rimedio agli errori del passato che hanno portato, tra l'altro, a norme di salvaguardia e transitorie che avrebbero dovuto durare dodici mesi e che sono durate invece otto anni, all'approvazione di appena otto piani urbanistici o agli oltre seimila errori di individuazione dei beni identitari».
LE VALUTAZIONI In sala c'erano - tra gli altri - i rappresentanti di Cgil e Cisl. La Cgil con il segretario regionale Michele Carrus, la Cisl con il componente della segreteria regionale Giovanni Matta. Il primo si è detto preoccupato dalla nuova pianificazione perché rischia di diventare un grande Puc senza fissare regole certe; il secondo è sembrato più possibilista sulla ricezione di una programmazione urbanistica che riporti l'uomo al centro del territorio.
LA CGIL Carrus non ricorre a troppi giri di parole. Attacca: «Dobbiamo leggere il Piano prima di valutare i contenuti», dice il leader della Cgil. «Tuttavia, un Ppr di solito si propone di tutelare il territorio, non di trasformarlo. Questo sembra un mega-Puc. Tutte le lottizzazioni approvate da prima del 2006 si possono recuperare. E questa situazione è rischiosa. Come è preoccupante che dentro la pianificazione siano stati reinseriti il Piano casa e la legge sul golf, impugnati dal governo amico di centrodestra. Questo permetterà di trasformare il Piano casa non più in uno strumento temporaneo ed episodico ma in un regime definitivo».
LA CISL Una timida apertura arriva invece da Giovanni Matta: «Guardiamo con attenzione alla riscrittura», dice l'esponente della Cisl. «Il territorio si presidia non con i vincoli ma con la presenza dell'uomo e delle attività compatibili con i luoghi. Pensiamo che la condizione sia quella di governare i processi di sviluppo nel rispetto dell'ambiente. Nessuna demonizzazione a priori, disponibilità sui contenuti e sugli obiettivi».
Lorenzo Piras