In provincia sono 15mila. Gli esperti: «Non tolgono lavoro ai sardi»
In tre anni triplicati gli immigrati: sono 42 mila
È un fenomeno che non conosce crisi. Il 2013 non è ancora finito, ma le cifre parlano da sole: dai dati del Dossier sull'immigrazione, presentato ieri dal Centro Studi di relazioni industriali (Csri) dell'università di Cagliari, risulta, infatti, che la presenza straniera in città aumenta. E questo, non per effetto di nuovi arrivi, bensì come conseguenza di nascite e ricongiungimenti familiari, che consolidano una tendenza all'insediamento stabile.
I DATI In Sardegna vivono 42.000 immigrati (il triplo rispetto al 2010, +14,5% nel 2012), che costituiscono il 2,2% dell'intera popolazione regionale. A livello nazionale rappresentano lo 0,8%. Solo nella provincia di Cagliari vivono circa 15.000 immigrati. «Nonostante la crisi, la loro presenza nell'Isola continua a crescere», ha spiegato Gianni Loy, direttore del Centro Studi. «Una crescita dovuta soprattutto al fatto che gli immigrati che vivono stabilmente in Sardegna mettono al mondo più figli». La geografia delle popolazioni fotografa una situazione ormai nota: la metà degli immigrati che vivono a Cagliari è di origine europea, soprattutto rumeni e ucraini impegnati come badanti; un quarto è di origine africana, i più numerosi sono i marocchini, che lavorano in particolare nei campi, il resto sono asiatici, moltissimi cinesi e filippini, e americani.
LA PRESENZA STRANIERA Il Dossier evidenzia, inoltre, come la crescita della presenza straniera in città non abbia inciso negativamente sulle opportunità occupazionali per i cagliaritani. Va inoltre sottolineato che «a livello nazionale, il saldo tra tasse pagate dagli immigrati e risorse a loro destinate è positivo», ha aggiunto il direttore del Centro Studi. Tradotto, con gli immigrati la società non ci rimette. «Ecco perché», ha detto ancora, «è un errore ritenere che l'immigrazione abbia ricadute economiche negative, in realtà è un vantaggio». Innanzi tutto per le imprese, che possono contare su un costo del lavoro nettamente inferiore (320 euro al mese in meno), ma anche per le donne, che possono beneficiare della presenza straniera nel settore dei servizi sociali e alle famiglie, in particolare per l'assistenza dei familiari più anziani.
LA CRISI Al contrario, le difficoltà legate alla crisi continuano a determinare anche un calo del livello di tolleranza nei confronti degli immigrati. «La paura del diverso continua a resistere», ha affermato ancora Loy, «soprattutto nei confronti della comunità rom».
«Occorrono maggiori politiche di integrazione», ha sottolineato don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari. Perché è attraverso quelle politiche che, per esempio, Jasmina Mahmutcehajic, scappata dalla guerra in Bosnia, è diventata una “ricchezza” per Cagliari: oggi, infatti, svolge un ruolo importante come mediatrice culturale.
Mauro Madeddu
Penisola
Sono stati
superati
i 5 milioni
di presenze
Sono 5 milioni e 186 mila gli stranieri regolarmente presenti in Italia secondo le stime del Dossier statistico immigrazione 2013. Il dossier, presentato ieri a Roma alla presenza del ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge. Le stime del Dossier superano e di parecchio, i dati dell'Istat, che quantifica in 4.387.721, nel 2012, gli stranieri residente nel nostro Paese. Il motivo della differenza risiede perlopiù nel fatto che il dossier statistico, a differenza dell'Istat, tiene conto anche degli stranieri non iscritti all'anagrafe.
La crisi, si sottolinea nel dossier, ha rallentato ma non ha fermato l'aumento degli immigrati: dal 2007 a fine 2012 si è passati da quasi 4 milioni ai 5,2 milioni attuali, non solo per l'ingresso di nuovi lavoratori ma anche per via dei nati in Italia e dei ricongiungimenti familiari. L'aumento nel 2012, però, è stato particolarmente contenuto: +8,2% tra i residenti e +3,5% tra gli stranieri non comunitari. Rilevante il numero dei bambini stranieri nati in Italia nel 2012, quasi 80 mila, ai quali si affiancano i quasi 27 mila figli di coppie miste.