I retroscena
L'ipotesi è tutta investigativa: che esista un filo conduttore, magari a Roma, tra la nomina a sovrintendente del Lirico di Marcella Crivellenti e l'uscita di scena del predecessore, Gennaro Di Benedetto, al timone del teatro dal 2010 al 2011.
Le indagini condotte dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia sembrano aver registrato un'accelerata dopo le sentenze del Tar Sardegna che hanno giudicato illegittima la delibera del Consiglio di amministrazione, considerata dai giudici di piazza del Carmine viziata da «una sorta di nomina del Presidente legata a motivi di opportunità politico-amministrativi». Proprio il presidente della Fondazione, il sindaco Massimo Zedda, è finito con l'essere l'unico attualmente iscritto nel registro degli indagati (per falso e abuso d'ufficio) in merito a quella decisione. Alcuni dei testimoni che hanno sfilato in Procura negli ultimi mesi avrebbero ricostruito la trafila seguita per la designazione della Crivellenti, proposta direttamente dal primo cittadino al di fuori dei curricula arrivati a seguito dell'iniziale decisione di fare un bando pubblico, e anche i presunti intrecci politici romani che ruoterebbero attorno all'arrivo in Sardegna della donna, chiamata nel 2008 dall'allora sovrintendente Maurizio Pientrantonio in qualità di assistente alla segreteria. L'indicazione - secondo quanto starebbe accertando il pm - potrebbe essere arrivata dall'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Col Tar che ha bacchettato il cda del Teatro per non aver effettuato la valutazione del curriculum della candidata del sindaco (anche se poi i magistrati non sono entrati nel merito per chiarire se la Crivellenti abbia o meno i titoli previsti dalla legge per guidare l'Ente), ora la Procura starebbe provando a ricostruire l'eventuale motivazione che avrebbe spinto Zedda a violare quella procedura di maggiore trasparenza da lui stesso promossa. In altre parole: perché pubblicare un bando e sollecitare l'invio di curricula per poi imporre una candidatura diversa? La risposta che la Procura cerca potrebbe arrivare da Roma: ecco spiegato il sequestro di carteggi anche al Ministero dei Beni culturali.
Francesco Pinna