L'inviato del Corriere ieri a un dibattito su ambiente e salute
Gian Antonio Stella: il futuro passa per il turismo
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La battuta sempre pronta, la rasoiata anche: «Perché la Sardegna è più povera delle Baleari?». Una vita da giornalista d'inchiesta, il dito sulle piaghe di un'Italia sempre più italietta tra abusi, privilegi, pregiudizi e violenze ambientali. Gian Antonio Stella si è già messo in tasca una dozzina di premi ma a sessant'anni non ha ancora intenzione di cambiare strada: «Mi piace cercare la verità».
Ha saputo dello scandalo dei fondi ai gruppi politici sardi?
«Sì, purtroppo».
Soldi spesi con troppa disinvoltura. Due consiglieri sono finiti in carcere, altri hanno paura.
«Il Consiglio regionale sardo a volte interpreta l'autonomia come una licenza di farsi gli affari propri».
È contrario all'autonomia?
«No, lo dico da sostenitore. Ma l'autonomia gestita in questo modo, come una licenza anarchica di fare ognuno ciò che vuole, ha fatto e continua a far danni».
Lei è il giornalista delle pentole scoperchiate, ha abituato i lettori agli scandali.
«Ormai non ci stupiscono più, ma fanno sempre incazzare».
Anche i consiglieri sardi che si compravano gli orologi con i soldi dei partiti?
«Sicuramente. Penso a un pastore o a un operaio di una delle tante aziende chiuse. Se prima si limitavano a imprecare, vedendo certe cose, adesso che non riescono ad arrivare a fine mese vivono come un'offesa certi privilegi. Verso di sé, verso la propria famiglia».
Prima e adesso, i privilegi hanno un senso diverso?
«Prima davano fastidio, con la crisi sono diventati insopportabili».
La Sardegna paga il suo stato insulare.
«Ma anche la Corsica è un'isola. E sta molto meglio. Nel Duemila sono partite alla pari, con lo stesso reddito procapite».
Ora il film è diverso?
«Ci sono ventidue punti di differenza. La Sardegna è sotto».
Passi diversi nel Mediterraneo.
«Ci sono altri casi simili. Le Baleari. Anche lì il reddito procapite è superiore a quello sardo di 8 mila euro».
Cosa serve in Sardegna?
«Rispondo con una domanda, vi pare possibile che le Baleari, isolate come la Sardegna, mostrino una differenza così enorme?».
L'Isola è piegata dalla crisi che sta colpendo l'Italia. Come se ne esce?
«Sicuramente non con la chimica o con la siderurgia».
Qual è la ricetta?
«Il turismo. Ci sono Paesi che vendono il turismo su internet. La Sardegna potrebbe e non lo fa».
Non basta la bacchetta magica.
«Io sono veneto, l'idea che qualche pezzo della Sardegna diventi come Jesolo non è pensabile. Sbagliare scelta sul turismo è devastante. Ci sono coste meravigliose, anche in Sardegna, che sono state stuprate».
Il nuovo Piano paesaggistico regionale fa discutere i sardi.
«Credo sia un provvedimento sbagliato, profondamente sbagliato. Le norme devono restare come sono».
Portovesme, Portoscuso e Ottana pagano ancora dazio per le industrie nate e morte. Scelte sbagliate?
«Non si può pretendere che chi fa la fame faccia la fame per conservare la bellezza del territorio».
La lezione?
«Il modello di sviluppo portato avanti sino a ora non ha funzionato».
Cosa pensa delle spiagge in vendita?
«Sono assolutamente e irrevocabilmente contrario. Va bene affittare pezzi di spiagge, ma devono restare di proprietà degli italiani. E l'affitto deve essere commisurato al vero valore».
In Sardegna vendono Budelli, con la sua Spiaggia Rosa.
«L'importante è che il vincolo sia rigidissimo e che resti parco naturale».
Da quelle parti si fanno ancora i conti con lo scandalo del G8 mai fatto.
«Quello che è stato fatto alla Maddalena è ignobile. Avevano promesso di assumere mille persone, hanno tirato un pacco enorme».
A Quirra gli agnelli a due teste, a Sarroch le alterazioni al Dna dei bambini. Cosa c'è di sbagliato?
«Non conosco abbastanza bene l'argomento».
In Campania c'è l'incubo delle verdure tossiche.
«È un tema enorme, era ora che anche la popolazione si ribellasse. La situazione è più pesante di quanto si immagini».
In che senso?
«C'è un medico, Luigi Costanzo, che non riuscendo a ottenere il registro dei tumori ha cercato con un trucco di valutare la portata della faccenda».
Come?
«Ha cercato all'Asl il numero di chi ha chiesto l'esenzione per la chemioterapia».
Cosa è emerso?
«Quei dati dicono che sono triplicati negli ultimissimi anni».
Il boss di Camorra Schiavone nel '97 disse davanti alla Commissione ecomafia che nel giro di vent'anni sarebbero tutti morti di cancro nel Casertano.
«Le prime denunce le fece anche prima. Ma non sono mai state rese pubbliche per evitare rivolte popolari».
Più di sedici anni di silenzio. Lo scandalo sono i rifiuti radioattivi sottoterra o lo Stato che ha nascosto tutto?
«Entrambe le cose. Con tutti i soldi spesi è stato bonificato appena l'uno e mezzo per cento».
Di che cifra si parla?
«Ci sono varie opinioni, nel 2011 Saviano parlava di otto miliardi, Legambiente dice undici. L'idea che mi sono fatto io è che abbia ragione Legambiente. Undici miliardi, per bonificare l'uno e mezzo della merda messa».
Abusivismo edilizio, una piaga dilagante.
«La ruspa fa perdere i voti. Non la mandano volentieri i sindaci del Nord come quelli del Sud».
Differenze?
«Al Nord fanno le porcherie coi timbri, al sud senza. Anzi, a volte li usano anche al Sud».
Sara Marci