Iaia Forte alla Vetreria
Non c'è racconto che non contenga una storia d'amore: esplicita, mascherata, immaginata, dirompente, sottotraccia. “Il mare non bagna Napoli”, capolavoro letterario di amara bellezza di Anna Maria Ortese, ne contiene due: quello duro e profondo, nutrito dalla scrittrice romana per la città partenopea, e quello di Anastasia Finizio, una delle protagoniste, il cui animo è in subbuglio per il riaffacciarsi di una persona desiderata in passato. Da “Il mare non bagna Napoli”, l'eclettica e sempre brava Iaia Forte, pesca uno dei capitoli più crudi, “Interno familiare”, trasferendolo sul palco de La Vetreria per la della rassegna “La rosa bianca” del Crogiuolo.
Evocativa, di grande e scomoda intensità, la storia, è ambientata in una casa del quartiere Monte di Dio durante la vigilia di Natale, dove Anastasia è raggiunta da una notizia al rientro dalla messa: Antonio Laurano, un giovane che anni addietro aveva catturato il suo cuore, è ritornato a Napoli. I saluti a lei indirizzati e fatti “recapitare” da un'amica comune, riaccendono le speranze, il sogno di una vita diversa, da condividere con l'uomo da amare. Un salto in avanti per uscire fuori dalla routine «casa negozio, negozio casa» che il destino le ha riservato. «E se davvero avesse un sentimento per me. Io d'aspetto non sono male, e neppure posso dirmi vecchia, sebbene i vent'anni siano passati» dice tra e sé e sé, Anastasia, di cui l'attrice traghetta sul palco speranze, desideri, paure, fatica, mortificazioni, infelicità, ricordi. La voglia di buttare all'aria il lavoro per dedicarsi solo a lui, come «una vera donna serve un uomo».
Un pensiero chiuso a chiave tra quattro mura abitate da familiari che negano ogni possibilità di sognare. Iaia Forte legge, canta, scolpisce con parole e movimenti le figure dei personaggi, prende per mano lo spettatore e lo accompagna fino al traguardo della narrazione, dove Anastasia si rassegna alla lobotomia dei desideri. Spettacolo intenso. Lunghi applausi.
Carlo Argiolas