Nel mondo del “nero” anche panettieri, meccanici e idraulici senza partita Iva
Conservati in “capannoni fantasma” nell'hinterland
Meccanici, idraulici e imbianchini senza partita Iva. Abusivi, non sempre, per colpa della crisi. Esistono anche in Sardegna. Difficili da “stanare”. Contribuiscono a portare via tante risorse dal mercato dei regolari. Nella giungla degli irregolari c'è un po' di tutto. Forse il “cancro” maggiore è rappresentato dal numero esorbitante di prodotti contraffati o senza marchio “Ce”. Merce che arriva nell'Isola via mare: a bordo di camion e tir imbarcati sulle navi dirette a Porto Torres, Olbia e Cagliari. Per conservarla esistono depositi “fantasma”: capannoni sparsi soprattutto nell'Oristanese e nel Cagliaritano con la complicità di qualche piccolo proprietario in cerca di soldi facili. Traffico illecito difficile da intercettare e gestito, secondo i sospetti degli inquirenti, dalle organizzazioni criminali cinesi e napoletane. Sono loro a importare anche in Sardegna griffe false e prodotti potenzialmente pericolosi per chi li acquista.
I DATI Abusivismo e contraffazione nel 2012 sono stati fotografati dai dati della Guardia di Finanza. Redditi non dichiarati: 324 milioni di euro che si aggiungono ai 41 di Iva. Denunce per contraffazione: 77. Prodotti sequestrati: più di 100 mila. E le operazioni del 2013 confermano l'andamento. Non solo. I fenomeni che contribuiscono ad affossare commercio e lavoratori regolari sarebbero in aumento.
LE PROFESSIONI Anche tra le professioni esercitate abusivamente gli artigiani che lavorano senza una regolare partita iva sono sempre di più. La Sardegna, pur non avendo picchi preoccupanti, non è dunque esente. I panifici abusivi, tipici di altre regioni, sono una rarità ma si stanno moltiplicando un po' in tutte le Province, così come i meccanici, gli idraulici, i falegnami sconosciuti al fisco.
FALSE MARCHE Sul fronte della falsificazione dei prodotti di marca e della merce pericolosa perché sprovvista del marchio Ce, Guardia di Finanza, Agenzie delle Dogane e Polizia di frontiera combattono una battaglia complessa. I sequestri nel Porto Canale avvengono con regolarità. Uno dei più importanti, lo scorso luglio, ha permesso di bloccare 90mila false borse di marca in arrivo dalla Cina e dirette in Toscana. Destinatario una cittadina cinese, proprietaria di un grosso capannone a Sesto Fiorentino. Lo scalo industriale cagliaritano non sarebbe però la “porta” principale per le false griffe. A Macchiareddu transitano navi container cariche di prodotti con marchi falsi, spesso dirette in altri scali marittimi europei. Secondo gli investigatori, la merce che deve restare nell'Isola varca i confini sardi dai porti di Cagliari, Olbia, Porto Torres e Arbatax: proveniente dagli scali nazionali e trasportata su camion caricati nei punti di raccolta illegali della Penisola.
LE FORZE DELL'ORDINE Il compito delle forze dell'ordine, non semplice, è quello di scovare i depositi disseminati in Sardegna. Perché il mercato sardo è un punto d'arrivo, meta prediletta soprattutto dalle organizzazioni criminali cinesi e campane, ma non di produzione.
Matteo Vercelli
A luglio erano scesi in campo finanzieri, carabinieri, polizia e vigili urbani
Battaglia difficile da vincere
Le forze dell'ordine intervengono in città e al Porto Canale
Lo scorso luglio erano scesi in campo guardia di finanza, polizia, carabinieri e vigili urbani: una task force contro le finte griffe a Cagliari, nell'hinterland, nel Sarrabus e nel Sulcis. Un'operazione denominata “Pas de faux” (in francese, cioè “nessun falso”) per mettere in atto il “Protocollo per il contrasto alla commercializzazione di prodotti contraffatti e pericolosi e per la tutela della libera concorrenza”, voluto dalla Camera di commercio di Cagliari. Non solo blitz. Sono stati stanziati anche 50 mila euro per due anni di lavoro, fino all'ottobre del 2014, pur di eliminare alla radice il problema.
Una sfida complessa da combattere, non solo al Porto Canale (dove i sequestri messi a segno da Guardia di Finanza e Agenzia delle Dogane cercano di dare alcune spallate al fenomeno) o nelle vie dello shopping di Cagliari (presidiate da numerosi venditori abusivi con bancarelle ricche di prodotti falsi). I controlli avvengono anche negli altri porti commerciali. Ma la sfida alle false griffe non è semplice. Il sequestro, secondo la normativa, può avvenire solo quando il prodotto falso viene messo in vendita. È già capitato che alcuni sequestri messi a segno su merce non esposta, non siano stati convalidati.
Le ispezioni della squadra di intervento formata da guardia di finanza (il gruppo del capoluogo e diverse tenenze della provincia), polizia, carabinieri (compresi i Nas), vigili urbani e Comuni di Cagliari, Monserrato, Selargius e Quartucciu, e coordinata dalla Prefettura di Cagliari, intensificherà gli interventi già nelle prossime settimane. (m. v.)