Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Esperia, dopo il baratro le speranze

Fonte: L'Unione Sarda
5 novembre 2013

VIA PESSAGNO. L'estate di due anni fa Abbanoa staccò l'acqua per un debito di 150 mila euro
 

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Due anni fa, estate del 2011, l'Esperia cadde nel baratro. Abbanoa aveva fatto recapitare una bolletta da 150 mila euro per forniture idriche non pagate per cinque anni e la società non aveva soldi per saldare il debito. Iniziò una trattativa con il gestore idrico: la società granata propose un piano di ammortamento da 2500 euro al mese, i creditori ne volevano almeno il doppio. Il risultato fu che Abbanoa mandò un primo avviso staccando una delle due utenze, poi fece lo stesso con la seconda. E fu siccità totale. Piscina chiusa, spogliatoi inservibili, ragazzi a casa, crisi drammatica. L'ex presidente Marco Branca si appellò alla classe politica: «Non facciano chiudere la società», disse, sostenendo, peraltro, di avere un credito di 60 mila euro con il Comune, peraltro proprietario della sede. Dal Municipio risposero che era l'Esperia a dover soldi, non il contrario. L'unico politico a raccogliere l'invito fu il consigliere regionale del Pdl Carlo Sanjust che propose una legge per istituire un fondo di garanzia in favore delle società dilettantistiche con almeno 50 anni di vita e 300 ragazzi tesserati. Non se ne fece nulla.
PROBLEMA COMUNE Si scoprì che il problema era comune alle altre società storiche. «Sono indignato per la mancanza di attenzione riservata a società storiche come l'Esperia che da anni svolgono una funzione ludico, sociale formativa e di prevenzione», si infuriò Christian Stevelli, socio della Rari Nantes, come altri alle prese con Abbanoa, Enel, Equitalia e con la drastica riduzione dei contributi pubblici.
Altri tirarono fuori i ricchi palmares, le tradizioni di assoluta eccellenza dell'Esperia, della Rari Nantes, ma anche dell'Amsicora. «Non possiamo gettarli via così».
Ma i tempi sono cambiati. Soldi pubblici non ce ne sono più, i Comuni che prima chiudevano un occhio su affitti e debiti vari ora sono rigorosi nell'esigere i propri crediti, l'acqua che pochi pagavano oggi si paga, a Equitalia non si sfugge. Mai. E gli incassi dagli iscritti non bastano più.
IL PIANO DI RILANCIO La nuova dirigenza dell'Esperia (a Branca è succeduto Giovanni Zucca), comunque, ha trovato qualche soluzione per sopravvivere: ha raggiunto un accordo con i creditori per un piano di rientro, ha avviato una massiccia campagna soci ed ha riportato in vita il settore atletica, abbandonato negli ultimi anni. Ha investito risorse che serviranno per restaurare la sede, gli spogliatoi (fatiscenti) e la piscina e in due anni prevede di estinguere i debiti con Abbanoa e Comune e ripartire con rinnovate ambizioni sportive.
IL FUTURO Un piano che garantisce la sopravvivenza ma forse non consentirà di riportare la società ai fasti degli anni '80 e '90 quando l'Esperia primeggiava nel basket a tutti i livelli (con i ragazzi del suo vivaio e qualche innesto locale sfiorò la serie A), nel nuoto e nell'atletica. Per quegli obiettivi servono investitori. Che per ora non si vedono. (r.cro.)