Si accende la polemica sugli spazi che mancano e sulle risposte che non arrivano. «Hanno fallito»
Operatori infuriati dopo la nota polemica dell'amministrazione
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«Mortificante». «Grave». «Arrogante». Dopo il lungo silenzio, «l'amministrazione» interviene nel dibattito sui problemi riguardo gli spettacoli e gli spazi per la cultura e suscita un coro di critiche. Le associazioni sollevano quesiti, annullano concerti, emigrano nel nord Sardegna, fanno ricorsi sui contributi, contestano regolamenti, segnalano ritardi, si rivolgono ai media, chiedono aiuto, dialogo, attenzione e risposte. In cambio ottengono una nota - pubblicata ieri sul nostro giornale - nella quale si accusano «alcuni organizzatori di voler mettere sotto pressione» il Comune, che «non ci sarà più un regime monopolistico nella gestione degli spazi», che «cultura non è il concerto del big del momento e il risultato non si misura sul numero dei biglietti venduti», che a Palazzo Bacaredda si lavora duramente «per accogliere le richieste». Purtroppo i risultati scarseggiano. Si cita l'Anfiteatro, chiuso da tre stagioni e con un futuro indefinito (tanto che non compare neppure nell'elenco dei luoghi indicati nel progetto della candidatura di Cagliari capitale della cultura). Si cita l'Arena grandi eventi, montata e rismontata per il secondo anno consecutivo e della copertura promessa per l'inverno, manco l'ombra. Si cita il parco della Musica, «che per la prima volta quest'estate è stato un teatro a cielo aperto», ma ora è di nuovo chiuso e il Jazz Expo', annunciato qui a ottobre 2014, si farà sicuramente altrove.
«Un'amministrazione non dovrebbe mai reagire alle critiche attaccando, ma sempre con dialogo e apertura. Purtroppo con questo metodo scellerato Zedda ha recato enorme danno a tutta l'alleanza, che molti di noi non voteranno più», dice il cantante lirico Gianluca Floris. «Di cultura e di spettacolo l'amministrazione Zedda continua a non capirne nulla. Confusione assoluta, nessuna reale progettualità, ignoranza totale dei meccanismi più elementari che regolano il settore, straordinaria capacità di negare l'evidenza e di rispondere a pera anche alle obiezioni più elementari», sottolinea il giornalista Vito Biolchini nel suo blog. «Asserire che sono finiti quei tempi in cui gli organizzatori avevano agevolazioni, denota un certo pressapochismo e una palese ignoranza della materia», gli fa eco Robi Massa, organizzatore della “Sem”.
“La via del collegio”, che ha dovuto spostare la data cagliaritana dello show di Massimo Ranieri a Sassari, ha messo giù una lettera per niente tenera: «È mortificante leggere ancora disattenzione e generalizzazione in coloro che come impegno dovrebbero avere conoscenza delle realtà locali», sostengono Antonello Gaviano, Toto Alcades e Roberta Cogotti. «Ma come si può pretendere che si stia buoni e zitti davanti al silenzio assoluto degli uffici e alla latitanza dell'assessore alla Cultura?». E proseguono: «Eccetto pochi, ma veramente pochi privilegiati che prendono ancora qualche soldo, noi, nonostante Ranieri, due musical, Renzo Arbore e la Pfm, in base al nuovo regolamento abbiamo ottenuto zero contributi, la qualità artistica del nostro progetto è stata considerata mediocre. Ci piacerebbe invece sapere cosa fanno e quale indotto creano questi operatori culturali ai quali va il vostro sentito ringraziamento».
Cristina Cossu