Più bici e più morti sulle strade, con le auto è sempre guerra
ORISTANO Un morto a Santa Giusta, un ragazzino ferito gravemente a Oristano: è solo il bilancio degli ultimi giorni. Ma la “guerra” tra ciclisti e automobilisti ha sparso molto sangue nelle strade isolane: un pensionato ucciso da un'utilitaria nei pressi di Sarroch a febbraio, un agonista di Sassari morto ad Arzachena a giugno, un quarantaseienne di Villacidro contuso a luglio, un'anziana donna di Pula speronata da un furgone lo scorso anno. Soltanto alcuni degli incidenti in cui sono stati coinvolti i ciclisti. Quasi un bollettino di guerra che sembrerebbe dire una verità: la Sardegna non è “bike friendly”.
LA SITUAZIONE In realtà, le cose, per fortuna, stanno diversamente. È cresciuta la sensibilità ambientale e, quindi, tante amministrazioni si sono convertite alla mobilità sostenibile. Ci si è messa, poi, la crisi che ha consigliato a tante persone di utilizzare la bicicletta, un mezzo di locomozione a costo zero. «Se ripenso a quello che accadeva appena cinque anni fa», dice Gianni Pistidda, titolare del Bici center di Quartucciu, società che installa impianti di bike sharing in tutta l'Isola, «non posso che essere soddisfatto: la situazione è migliorata enormemente. Sono pochi i centri in cui non stanno nascendo iniziative importanti».
LA MAGLIA ROSA Difficile, quasi impossibile, stabilire quale sia il Comune più virtuoso. Secondo la Federazione ciclistica dovrebbe essere Arborea , che ha creato una tra le piste ciclabili più lunghe d'Europa. Una pista, tra l'altro, sicura, dal momento che è separata dalla strada percorsa dalle auto (anche se c'è qualche lacuna nella manutenzione). Non poteva essere altrimenti, viste le origini venete di tanti suoi abitanti. Secondo Pistidda, invece, la maglia rosa spetta ad Alghero che ha puntato sulla mobilità alternativa, creando una serie di piste ciclabili e postazioni di bike sharing: un progetto dell'amministrazione Tedde e proseguito, almeno sino alla sua caduta, dalla giunta Lubrano.
GLI ESEMPI POSITIVI Ma anche al centro e al sud dell'Isola si muove qualcosa: le piste ciclabili nel centro di Cagliari hanno creato qualche polemica. Ma hanno tracciato una strada seguita dagli altri Comuni dell'area vasta. A Selargius e a Quartucciu , le piste ciclabili sono diventate tali e non più parcheggi per le auto. E ora si attende la realizzazione dell'anello in grado di mettere in collegamento tutti i centri del Cagliaritano. A Carbonia , invece, piste ciclabili e impianti di bike sharing sono organici a un progetto di mobilità alternativa: non a caso, hanno come punti di riferimento i centri intermodali. Ma anche centri come Tortolì e Domusdemaria hanno deciso di puntare sulle due ruote.
GLI OSTACOLI Forse non si fa abbastanza. «Ma», interviene il comandante della polizia municipale di Oristano e appassionato ciclista Rinaldo Dettori «c'è anche un problema di costi: noi abbiamo tracciato alcune piste da più di un anno, ma mancano i soldi per renderle protette». E ci sono le proteste dei residenti. «Come quelli di viale Repubblica che protestano per i parcheggi spariti». A Oristano, gli automobilisti stanno vivendo una sorta di contrappasso. «La pista per Torregrande, in fase di completamento, è realizzata con i soldi delle contravvenzioni».
LA MAGLIA NERA Se il nord Sardegna, con Alghero, ospita una delle eccellenze, nel Capo di sopra ci sono anche le due cenerentole della bicicletta, Sassari e Olbia : nel capoluogo turritano esistono problemi strutturali legati alla presenza della metropolitana. Nel centro più importante della Gallura, invece, esistono solo alcune piste ciclabili. Forse non è un caso che l'incidente più drammatico, l'investimento mortale di un ciclista da parte di bus, sia avvenuto proprio lì un mese fa.
Marcello Cocco