TERRAPIENO. Progetto da rivedere
II primo round lo hanno vinto i residenti di Villanova, ma la guerra per salvare gli alberi del Terrapieno è ancora lunga. Alle 8 di ieri mattina gli operai del cantiere in via San Saturnino, sotto la stretta vigilanza di una dozzina di manifestanti, sono rimasti con le braccia conserte. «Lavori sospesi in attesa di nuove disposizioni», ha detto il responsabile. A confermarlo sono arrivati anche gli ingegneri del Comune.
Ora che motoseghe ed escavatori hanno spento temporaneamente i motori l'attenzione dei residenti si è spostata sulla logica del progetto di consolidamento del muretto in via San Saturnino reso insicuro dal peso delle piante. Il primo punto che fa storcere il naso anche dei meno pratici di ingegneria è l'importo complessivo dei lavori: 312 mila euro per costruire un muretto di cemento armato lungo sessanta metri e alto poco più di due sembra una cifra esorbitante.
«Nel 2004 per un intervento simile eseguito pochi metri più avanti gli operai ripristinarono il muro senza sacrificare le piante», dice Gian Pietro Banchiero, residente al civico 172, «ora invece per oltre due mesi rimarremo ostaggi di un cantiere che poteva durare dieci giorni e costare un decimo. Senza contare che nel capitolato non è compreso il ripristino della pavimentazione al termine dei lavori».
L'espianto dell'enorme Fitolacca non preoccupa soltanto gli amanti delle piante ma anche chi da anni abita sotto il Terrapieno. «Il Comune non ha considerato che le radici dell'albero potrebbero essere le uniche a trattenere la mole di terra che preme sul muro - ipotizza Francesco Scanu -, senza di esse potrebbe crollare tutto, rendendo via San Saturnino e le case che si affacciano inagibili».
All'origine del progetto tanto contestato ci sarebbe inoltre un paradosso: le relazioni tecniche fatte dai dipendenti comunali nel 2010 avrebbero escluso un intervento più economico e semplice dal punto di vista tecnico proprio per salvare gli alberi del Terrapieno: l'inserimento tra le radici degli alberi di micropali di sostegno avrebbe evitato sia il taglio dei pini (già effettuato nei giorni scorsi) che l'espianto delle Fitolacche, ma avrebbe messo a rischio sopravvivenza di queste ultime.
«Vogliamo il parere di un agronomo che ci dica qual è la soluzione più convenente e sicura per noi residenti e per le piante che vogliono portare via - dice Adele Piras -, non possiamo subire un progetto lungo e complicato che potrebbe risultare inutile e dispendioso».
L'Amministrazione nel mentre ha preso tempo: in un incontro con una delegazione di residenti ha lasciato aperta la porta di una revisione del progetto. La possibilità di tutelare Natura e casse comunali non è ancora tramontata.
Luca Mascia
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