Nel pomeriggio si riunisce la Commissione di vigilanza, c’è il pericolo di giocare a porte chiuse
CAGLIARI
L’ennesima puntata di una farsa assurda e tragica: oggi alle 15.30 si riunisce la Commissione comunale di vigilanza. È l’ultima chiamata per vedere il Cagliari giocare al Sant’Elia sabato alle 18 col Catania. Al di là delle promesse degli amministratori («Il Cagliari riavrà a breve la sua casa», era la parola d’ordine del municipio) e al netto delle cautele su sicurezza e ordine pubblico, rimane un dubbio: ma chi e cosa può spiegare in che modo si torna al Sant’Elia? E perché, ad ogni riunione salta fuori un nuovo documento da dover presentare e una nuova postilla che non era emersa in precedenza? Quali sono i problemi se anche l’ultima drammatica speranza – evitare l’inferno di Trieste e giocare almeno a porte chiuse con i siciliani – pare in bilico? La questione stadio – che pareva avesse toccato ogni genere di fondo all’Is Arenas di Quartu – è ad alta tensione. Non si sa, e forse non lo si saprà mai, quali siano i freni, le pastoie burocratiche, i vizi di forma e nel merito. Manca la totale trasparenza anche sullo svolgimento e la tempistica dei lavori. Intanto, i cittadini, e non solo sportivi e tifosi accaniti, fremono. Il Cagliari è l’unico club della serie A che non ha fatto la campagna abbonamenti. Ed è anche la sola società che da diciotto mesi non ha il proprio campo. Gigi Riva dice che l’errore è stato fatto quando nell’aprile 2012 Massimo Cellino ha deciso di portare la squadra al “Nereo Rocco”. Può darsi. Ma ora pareva si fosse trovata la via giusta, mediata, responsabile, nell’interesse non solo del club ma di un’intera regione. Invece no. Se entro la giornatas di oggi non si danno indicazioni certe alla Lega Calcio – e alla catena decisionale e logistica che ne consegue – i rossoblù proseguono il duro e pericoloso pellegrinaggio a mille chilometri da casa. Tra l’altro, quello col Catania – oltre ad avere in infermeria Sau, Dessena, Ekdal e Pisano – è il primo scontro diretto stagionale. La classifica, anche se è fuori luogo guardarla, mette tutti spalle al muro. «Per il Catania con cinquemila spettatori si gioca allo stadio San’Elia”, le parole non di un ultrà ma dell’ex prefetto di Roma e consulente della Lega, Achille Serra, che di ordine pubblico se ne intende avendolo gestito a Roma per tanti anni. Un pazzo anche lui?
Mario Frongia