Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Elia, nuovo calvario

Fonte: L'Unione Sarda
14 ottobre 2013


 

La burocrazia rallenta il ritorno del Cagliari nella sua casa
La società presenta 900 pagine di documenti. Domani si decide


Quando il 12 luglio scorso il Cagliari depositò in Comune la richiesta di concessione del Sant'Elia, non credeva di infilarsi in un ginepraio che ricorda da vicino quello dello stadio Is Arenas. Le premesse erano ottime: l'amministrazione lanciava messaggi di pace e metteva sul piatto un impianto che, fino ad aprile 2012, aveva l'agibilità per 14.250 persone. Certo, nel frattempo le tribune di metallo erano sparite - per ricomparire sul fronte quartese - e quindi c'erano da ricostruire Curve e Distinti. Ma ottenere le autorizzazioni per uno stadio esistente sarà più facile di tirar su un impianto nuovo, devono aver pensato in viale La Plaia.
NESSUNO SCONTO Invece no: nessuno sconto. E anche se la ristrutturazione iniziata a fine agosto è poco più di un maquillage in attesa che Comune e Cagliari si mettano d'accordo sul Sant'Elia 2.0, ogni ente coinvolto - Coni, vigili del fuoco, Asl, Municipio e via burocratizzando - ha chiesto e ottenuto modifiche ai progetti iniziali. Sono nati così, ad esempio, i bagni sospesi a tre-quattro metri d'altezza, modello palafitta. Non potevano essere utilizzati quelli in muratura che per anni hanno servito - pur con qualche limite dovuto all'età - migliaia di tifosi rossoblù. Troppo lontani dagli spalti, e poi gli spettatori avrebbero dovuto fare ben due rampe di scale in più. Quindi si è deciso di farli arrampicare sul retro della Curva Nord e dei Distinti, sulle vie di fuga che conducono all'esterno. Sono state costruite delle impalcature su cui sono stati posati dei prefabbricati di otto metri per tre. E i servizi riservati alla vecchia Tribuna centrale, l'unico settore del glorioso Sant'Elia ad essere riutilizzato? Anche qui i bagni saranno in alta quota, tra primo e secondo anello, appesi all'esterno del gigante di cemento armato.
COMMISSIONI SEVERISSIME Nessuno sconto nemmeno dalle commissioni di vigilanza. Quella comunale, competente per la capienza ridotta (5mila spettatori), si è già riunita due volte. La prima il 23 settembre, e ha chiuso subito i lavori dopo aver accertato la necessità di «alcuni approfondimenti formali e sostanziali». La seconda giovedì scorso: quasi nove ore di riunione per decidere, alla fine, che servono «integrazioni documentali», evidentemente non ritenute indispensabili due settimane prima. Anche la commissione provinciale, guidata dalla Prefettura, ha fatto un'identica richiesta venerdì sera, quando è stata chiamata a decidere se concedere o meno l'agibilità per 16mila spettatori.
QUALI DOCUMENTI MANCANO Già, ma quali documenti mancano? Impossibile saperlo con certezza. Nessuno lo dice ufficialmente. Né il Comune, né la Prefettura, né gli altri enti coinvolti. Buio totale e trasparenza tendente allo zero. Fino a venerdì non era ancora stato chiuso il verbale della commissione comunale, perché non tutti i componenti lo avevano firmato. Qualcosa però trapela dalla strana cortina che si è formata attorno ai lavori dell'organo municipale, che avrebbe fatto notare la mancanza di alcune certificazioni e documenti di collaudo, oltre a qualche difformità tra i vari progetti. Il Cagliari, a cui è stata chiesta una parte degli atti mancanti (la società rossoblù non partecipa alle riunioni delle commissioni), ha consegnato oltre 900 fogli già giovedì pomeriggio. Ma queste carte verranno prese in considerazione solo lunedì mattina. Perché? È la burocrazia, inutile lamentarsi.
DOMANI PARTITA FINALE L'ultimo appello è fissato per domani alle 15.30. La commissione comunale di vigilanza si riunirà un'altra volta. È in programma anche un sopralluogo. Un nuovo rinvio metterebbe la parola fine al ritorno dei rossoblù a Cagliari per la sfida contro il Catania: lunedì sarà l'ultimo giorno utile per poter comunicare il cambio di sede della partita, che per ora è sempre Trieste. Eppure il sindaco Massimo Zedda disse chiaramente (alla presentazione del piano triennale delle opere pubbliche) davanti alle telecamere: «Entro agosto il Sant'Elia non si potrà demolire e ricostruire, ma almeno potremmo fare in modo che la squadra ci possa giocare».
Michele Ruffi